martedì 23 giugno 2015
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​Gentile direttore,esplosione di sensi e piacere, domenica a Torino, col Papa che esortava i giovani di piazza Vittorio a guardarsi da «questo mondo edonista, dove nella pubblicità c’è solo il piacere e passarsela bene». Ho avuto il “piacere” di entrare in piazza con un pass procuratomi a Shanghai, e ora ho il «piacere» di raccontarvelo. Domenica mattina, esco per una passeggiata in città. Si respira aria di Olimpiadi (folla composta ai maxi schermi di ogni piazza, colore, sorrisi, canti, niente auto), il calendario sembra fermo a febbraio 2006; assisto alla Messa in piazza San Carlo, saluto da 5 metri Francesco in transito verso l’Arcivescovado e, contagiato dal clima, prendo lo smartphone e per gioco mi rivolgo al mio Francesco che studia a Shanghai. Lui è con la sorella (quando l’uno non è in Cina e l’altra non è a Tübingen) animatore salesiano. «Puoi procurarmi un pass?», scrivo su Wechat. «Certo!», mi risponde dalla Cina. Dopo due ore una simpatica animatrice salesiana mi porta il foglio. Entro in piazza alle 17 con mia moglie: due vecchietti in un mare di giovani «edonisti» che «se la passano» molto bene. Gioia per tutti i sensi: il sole splende sopra la collina di Torino e sulle pelli arrossate, bandiere di ogni colore (ne riconosco due della Repubblica Popolare Cinese) e foglie di palma si muovono nella brezza, mille mani accompagnano i canti e i sorrisi, il silenzio abbraccia le parole più intense del Santo Padre. Al termine decine di migliaia di ragazzi sfilano via in allegria e ordine senza una parola storta, a colorare di gioia e canti la città. Quasi tutti si portano via il giornale usato come seduta a terra, chi per ricordo chi per senso civico. Qualche foglio rimane a terra. Qualcuno dice che i ragazzi hanno lasciato sporco come la sera della finale di Champions. Ho visto le conseguenze dell’uno e dell’altro evento. Nessun paragone. Lasciamo che dicano, e crogioliamoci nei nostri piaceri.Teresio Asola - Torino
Caro direttore,certo che vedere Torino in festa domenica scorsa, con tanta gente raccolta intorno a Papa Francesco è stata una bellissima e incoraggiante esperienza. La comunicazione diretta del Papa colpisce, attira, ma direi anche che spinge a interrogarsi e domandarsi: “Che cosa faccio io concretamente per questa società in difficoltà?”. È quello che ha colto anche il grande popolo di cittadini, proveniente da tutta Italia che, spontaneamente si è recato a Roma in piazza San Giovanni sabato scorso 20 giugno. Le parole pronunciate dal palco, qualche volta un po’ fuori controllo come in tutte le cose spontanee, sono state sovrastate dalla enorme presenza delle famiglie con i figli. Qualcuno ha ben osservato che ciascuno si è pagato il biglietto, non ci sono state le truppe cammellate o telecomandate. Queste persone, tutte impegnate nella crescita ed educazione dei loro figli hanno preso i passeggini, gli zaini e il necessario per i figli e, nonostante due temporali che per oltre un’ora si sono abbattuti su Roma, si sono presentate in piazza San Giovanni inzuppate d’acqua per dire al Parlamento e al Governo un chiaro “basta” con le teorie “gender” e affini che ispirano diversi disegni di legge in preparazione in Parlamento. Queste famiglie, che reggono di fatto il nostro Paese – e che con i loro figli assicurano un futuro anche a quelli che hanno trasformato la filiazione in un mercato di cellule seminali e uteri – vedono oggi minacciati i propri figli e il loro futuro, e dicono quindi e ripetono ad alta voce: “Basta gender, occupiamoci seriamente della famiglia”. Vale la pena ricordare – come lei, direttore, fa spesso – che la Costituzione è ancora in vigore e che la famiglia (art. 29) è una sola ed è quella fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Non solo: prima dei diritti degli adulti a soddisfare le proprie pulsioni autarchiche ci sono i diritti dei più deboli (bambini e anziani) a cui viene anche tolta la vita sebbene si sia vincolati dalla sottoscrizione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Suona male perciò che, ove si producono le leggi, si vada verso pseudo-matrimoni e trasferimento di pratiche zootecniche in campo umano. Chi trovasse eccessive queste parole vada su internet: sono disponibili i cataloghi per semi e ovuli umani e uteri per avere il “bambino in braccio”. Ma il segnale che è giunto da piazza San Giovanni è chiarissimo e pesantissimo: se una folla immensa di persone in quindici giorni a fine giugno ha saputo organizzarsi “dal basso”, si può ben immaginare quel che potrebbe succedere se ci fosse un minimo di organizzazione. Le scarpe, i pantaloni e le magliette, inzuppati dai temporali a San Giovanni in Laterano, sono stati asciugati dalla bella giornata del solstizio d’estate 2015 e sono pronti per essere nuovamente impiegati con maggiore organizzazione. L’augurio per tutti è di avere una buona e solida famiglia!Valter Boero - presidente MPV Torino
Mi piace questo racconto a due voci, entrambe torinesi, di uno “stare in piazza” da credenti e da cittadini: a Torino – tra una marea di giovani, per ascoltare papa Francesco – e a Roma – tra un popolo civilmente riunito per affermare il bene della famiglia fondata sul matrimonio, la famiglia costituzionale, e per dire alto e chiaro (come altri in altra maniera) che alla «colonizzazione ideologica» del cosiddetto “gender” non ci si può rassegnare. Penso che la vostra “stereofonia”, cari e gentili dottor Asola e professor Boero, possa aiutare a leggere i “segni dei tempi” che viviamo e a sentire lo spirito giusto per affrontarli: impegnati (non solo) nella nostra Italia “per” qualcosa che vale e vale molto, mai “contro” nessuno. Le fobie le lasciamo a chiunque odiosamente le ami e le armi, e tenacemente le coltivi, così come ad altri lasciamo le confusioni capricciose (non solo sul matrimonio) e le illusioni edoniste sull’umanità e sulla solidarietà, con i loro corollari di pretese proprietarie sui figli e sulla verità. Verità che non possiamo pensare di possedere, perché in realtà – come ci è stato insegnato, e Benedetto XVI ci ha spesso ricordato – è la verità che possiede noi. E qualunque cosa dicano o diranno le leggi sotto alle quali viviamo ci chiede di vivere secondo onestà e giustizia, sempre dalla parte dei più piccoli e fragili. È lo stesso spirito che guida il grande lavoro d’informazione che sulle pagine di questo giornale si sviluppa da anni e con speciale intensità e profondità negli ultimi tempi (lo testimonia l’ebook “Gender, la grande bugia” acquistabile sul nostro sito internet e che documenta come per un anno e mezzo su “Avvenire” e sul nostro supplemento mensile “Noi Genitori&Figli” abbiamo affrontato e, praticamente da soli sulla “piazza mediatica” della carta stampata, posto quel tema all’attenzione di tanti: svelando colpi di mano, denunciando derive, contribuendo a formare coscienze avvertite e, anche, a fermare iniziative perniciose e purtroppo sempre riproposte). Purtroppo non tutti ascoltano, non moltissimi s’impegnano e relativamente pochi leggono (anche se ogni tanto lo fanno). Ma siamo ottimisti. E continuiamo nella buona e pacifica battaglia, ascoltando e seguendo papa Francesco e i nostri vescovi, assumendoci in prima persona le nostre laiche responsabilità.
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