martedì 1 ottobre 2013
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a situazione si è aggravata di molto a causa della crisi siriana, che sta spingendo decine di migliaia di persone a fuggire attraverso l’Europa. A tutto beneficio dei trafficanti di uomini che possono contare, ed è più di una ipotesi, su basisti che indicano le zone in cui sbarcare». Francesco Paolo Giordano è da poco il nuovo procuratore capo di Siracusa. L’esperienza da pm antimafia sia in Sicilia che presso la procura nazionale gli sta tornando utile proprio nelle investigazioni sul traffico di esseri umani.La situazione che si trova ad affrontare è tra le più serie degli ultimi anni. Fino ad oggi circa 28.000 persone sono sbarcate sulle coste italiane dopo aver attraversato il Mar Mediterraneo. Oltre cento i migranti e richiedenti asilo che hanno trovato la morte in mare dall’inizio di quest’anno.<+nero>Cosa può fare la magistratura?<+tondo>Stiamo svolgendo un lavoro di monitoraggio e analisi. E posso dire che la situazione è peggiorata di molto. Le forze di polizia e quanti si occupano dei soccorsi e dell’assistenza lavorano allo spasimo, ma se si dovesse andare avanti così ancora per molto tempo ci sarà bisogno di nuove risorse.<+nero>In che direzione vanno le vostre indagini?<+tondo>Sul piano investigativo è decisiva la continua collaborazione con la procura distrettuale antimafia di Catania, a cui competono i reati di criminalità organizzata ogni qualvolta acquisiamo elementi in quella direzione. Mentre tocca noi procedere per i reati, come quello di favoreggiamento dell’ingresso di irregolari, slegati da un contesto criminale. E questa sinergia sta dando i suoi frutti.<+nero>E cosa sta emergendo?<+tondo>Non ci sono ancora molte certezze, ma si intuisce che queste organizzazioni criminali transnazionali non solo esistono, ma continuano a prosperare. Non si spiegherebbe altrimenti la presenza delle cosiddette "navi madre" da cui i migranti vengono poi trasbordati su più piccole e insicure imbarcazioni da cui poi raggiungere la costa. È evidente che un sistema siffatto necessiti di una organizzazione che non si improvvisa da un giorno all’altro.<+nero>Quali altri elementi la insospettiscono?<+tondo>La scelta dei luoghi nei quali fare sbarcare i migranti ritengo sia sintomatica di questa capacità organizzativa. E vuol dire che ci sono basisti locali che si incaricano di scegliere i punti di attracco, nella speranza di eludere i controlli. Insomma, le organizzazioni internazionali vanno in cerca di nuovi fronti e noi ci stiamo attrezzando al meglio per controllare il territorio.<+nero>È preoccupato da questo continuo cambio di rotte?<+tondo>Si, perché aumentano i rischi per le persone. Ciò che stiamo facendo è di aumentare il controllo del territorio che, grazie al lavoro di coordinamento tra tutte le forze di polizia, di fatto impedisce che si possa sbarcare indisturbati in Sicilia.<+nero>La normativa vi sembra adeguata ai mutati scenari circa la provenienza degli immigrati irregolari?<+tondo>Tutto sommato l’Italia, per quanto riguarda gli aspetti che riguardano il nostro lavoro in termini di prevenzione e investigazione, si è dotata di norme che peraltro devono armonizzarsi con le direttive europee. Ma si tratta pur sempre di norme che rispecchiano scelte politiche su cui non tocca a noi intervenire.<+nero>Quanto conta la cooperazione con i paesi di provenienza?<+tondo>È un’arma decisiva per affrontare queste emergenze. A quanto mi risulta le autorità italiane stanno svolgendo un lavoro intenso in questa direzioni, ma resta il fatto che molti di questi Paesi attraversano situazioni di crisi e instabilità che certo non facilitano questo genere di collaborazione.
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