Dopo l'ondata di polemiche, Lidia Ravera chiarisce la sua posizione, con un secondo post sul suo blog sull'
Huffington Post: "La settimana scorsa, reagendo alla notizia dell'ennesimo cimitero per seppellire i feti - scrive la Ravera - ho espresso la mia opinione:non mi pare si tratti di operazione pietosa,ma pare si tratti di una faccenda politica". E poi: "Ho espresso la mia paura che quella cerimonia (la sepoltura dei feti, ndr) potesse generare ulteriori sensi di colpa, nel momento du una scelta, già di per sé, molto difficile. Mi fanno paura le crociate per i "bambini non nati"; e Ravera racconta che nel 1977 subì un'interruzione spontanea di gravidanza all'inizio del quarto mese, "uno dei grandi dolori della mia vita. Ricordo il senso di lutto, me lo ricordo benissimo, un sentimento molto molto privato, che non riuscivo a comunicare". L'infermiera alla quale chiese se era maschio o femmina, le risposte "Non era ancora niente", e questo la rassicurò. "Quella retrocessione nell'indistinto mi ha aiutata".Alla sua esperienza privata la scrittrice e assessore alla Cultura della Regione Lazio si appoggia per parlare alle donne: "A loro, e soltanto a loro, vorrei dire che non c'era, nelle mie parole, alcun disprezzo, né alcuna forma di sottovalutazione di un sentimento complesso e sempre legittimo. Il mio era un discorso politico. Sono stata violenta? Me ne scuso. Mi scuso di essere stata troppo irruente. Non è la prima volta che esprimo questi timori e queste perplessità. Oralmente. Sui giornali. L'ho sempre fatto: da scrittrice, da cittadina. Ho sempre espresso liberamente le mie opinioni. Le ho argomentate. Sono sempre disponibile a discuterle. E vorrei potere continuare a farlo".
La vicenda Il 4 novembre sull’
Huffington Post, testata online del gruppo
L’Espresso, la scrittrice e assessore alla Cultura della regione Lazio attacca la delibera comunale, fatta approvare dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, che aggiorna un regolamento di polizia mortuaria. Già dal 1996, in località Trespiano, uno spazio cimiteriale è a disposizione dei genitori che vogliono dare sepoltura ai bambini morti prima del parto, che finirebbero nei rifiuti ospedalieri.
La scrittrice si scaglia contro «il diritto di seppellire grumi di materia». Parla delle madri mancate come di donne che «non erano riuscite a portare a termine il loro dovere di animali al servizio della specie». La storia della delibera insomma è «uno splatter», un «brutto film, vecchio e clericale». Tutto per trasformare «in carta straccia», la 194, la legge sull’aborto volontario che in realtà, in questa storia, nulla c’entra. Indignate le reazioni del Forum delle associazioni familiari del Lazio, di CiaoLapo onlus e altre realtà.