sabato 9 marzo 2013
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Ci sono riforme che, senza che venga speso un euro, hanno la capacità di porre le basi per una ripartenza, o se non altro di modificare un contesto caratterizzato da sfiducia, sospetto e inefficienze, rendendolo a poco a poco più attraente all’esterno. Non si tratta di interventi di rottura, ma di misure che intercettando le esigenze di cambiamento possono aiutare a trasformare la percezione che si ha di una realtà, e allo stesso tempo di fare in modo che questa a sua volta ritrovi la sicurezza, la dignità e l’orgoglio che nel tempo aveva smarrito. Attivando un meccanismo virtuoso con benefici per tutti.Nessuno può garantire che l’effetto sarà questo, ma il "nuovo" Codice di comportamento dei dipendenti pubblici emanato ieri dal Governo di Mario Monti, ha potenzialmente tutte le caratteristiche per avviare un processo di ricostruzione della fiducia tra i cittadini e la Pubblica amministrazione, per fornire anche uno schermo morale ai lavoratori dello Stato, e persino incominciare a trasferire all’esterno – ai potenziali e invocati "investitori stranieri" – l’immagine di un Paese in ordine, funzionante, dotato di strumenti che richiamano valori quali l’integrità e l’etica pubblica. Non basta un codice, come tanti casi e troppi scandali hanno dimostrato (sconfinando nel privato si tenga solo presente che il Monte dei Paschi di Siena era la banca con un codice etico e regole di responsabilità sociale tra i meglio considerati sulla scena bancaria). Ma un codice può contribuire a dare una scossa, muovere l’acqua nello stagno, anche fornire al dipendente della pubblica amministrazione lo stimolo per far tornare a brillare quel senso di responsabilità offuscato dalla stagione dell’esaltazione dei diritti al ribasso e della dequalificazione di un ruolo che trova il suo vero significato innanzitutto nel concetto di servizio.Le "nuove" regole che spiccano del Codice, anche se molte potevano già essere contemplate, introducono paletti che appaiono elementari, di base. I dipendenti pubblici ad esempio non potranno chiedere regali o favori, né potranno ricevere "doni" di valore superiore ai 150 euro. Dovranno dichiarare eventuali conflitti di interesse in relazione alle proprie mansioni, anche se riguardano coniugi, parenti o conviventi e dovranno anche astenersi dal prendere decisioni, sulla base di ordini di superiori o di pressioni politiche o sindacali, che possano configurare ancora conflitti. Sono stati introdotti anche limiti all’uso di auto e telefoni di servizio. E, soprattutto, in caso di violazioni la sanzione può arrivare al licenziamento.A chi sembra poco si potrà obiettare che codici etici o di comportamento sono una rarità anche in tante aziende private. Ma non è questo il punto. La realtà è che il governo ha avviato un percorso importante per introdurre nel sistema – in un sistema che tutte le classifiche internazionali considerano tra i più opachi e vischiosi al mondo – elementi sostanziali di trasparenza e robusti anticorpi per contrastare la corruzione. Il cuore del problema è però legato al fatto che una norma, qualunque essa sia, è destinata a restare lettera morta se non è accompagnata dal desiderio comune, dentro e fuori i "palazzi" della pubblica amministrazione, che un cambiamento di rotta è possibile solo se lo riteniamo importante a prescindere dalle regole, e richiesto innanzitutto dal nostro codice morale interiore.È una stagione che può chiudersi, quella in cui i dipendenti pubblici erano considerati da tanti solo fannulloni e privilegiati, braccio operativo di un’altra "casta" e "casta" essi stessi, costretti in un cliché che spesso non offriva loro né vie d’uscita né ripari. Le estreme conseguenze possibili le abbiamo viste in questi giorni, con la tragedia di Perugia, dove due dipendenti della Regione Umbria sono diventate il bersaglio di un gesto rabbioso e folle che è assurdamente costato loro la vita. Oggi si può aprire una fase nuova, ma a condizione che tutti siano consapevoli che è decisivo essere in grado di produrre un atto di fiducia reciproco, da una parte e dall’altra dello "sportello". Gli strumenti per consentirlo, finalmente, incominciano a essere disponibili. Un governo tecnico e di servizio li ha trovati, la politica dimostri di saper fare almeno altrettanto, meglio se di più.
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