L'«omofobia», e tutto ciò che con questo termine oggi s’intende, è insopportabile. Perché nessuna violenza e nessuna discriminazione possono essere mai accettate. Ma la strategia tesa a garantire una super-tutela alle persone omosessuali c’entra proprio poco con il rifiuto di violenza e discriminazione (soprattutto in un Paese come l’Italia che – l’abbiamo documentato ieri, pubblicando i recentissimi dati del "Pew Resarch Center" – è tra i primi dieci al mondo per rispetto di queste stesse persone). E nulla ha a che vedere con una saggia e genuina determinazione a combattere intolleranza e sopraffazione la pretesa di perseguire e tacitare le libere opinioni di coloro che, per esempio (e non è un esempio fatto a caso), affermano e difendono, con modi civili e metodo democratico, la naturale unicità del matrimonio uomo-donna. C’è chi ha continuato a far finta che in questa vicenda legislativa non ci fosse in ballo una svolta liberticida. E c’è chi l’ha pubblicamente negato. Ieri sera, tutti costoro hanno gettato la maschera. Di fronte al "sì" della Camera a un emendamento che non «salva» il testo di quel provvedimento, ma un po’ lo migliora, si è levato un coro aggressivo e sguaiato per accusare i «cattolici» di aver preteso una norma che «salvasse» loro. Una vergogna, questa sì, «cattofobica». Che svela le vere intenzioni degli ispiratori della legge. Non più giustizia, ma molta di meno.