mercoledì 9 marzo 2016
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Cassonetti e urne. E sullo sfondo malapolitica, corruzione, e lo sfregio del bene comune. Tre giorni fa abbiamo pubblicato la durissima accusa della Procura nazionale antimafia, contenuta nella Relazione annuale. «L’illegalità del ciclo dei rifiuti è la regola e il rispetto delle norme una eccezione». Frase a effetto? Esagerata? Due giorni fa sono finiti in carcere la sindaca di Maddaloni, un assessore e due consiglieri comunali, con l’accusa di aver intascato decine di migliaia di euro di tangenti da un imprenditore dei rifiuti, anche lui arrestato. Ieri è toccato a dirigenti e funzionari dell’Amiu, la municipalizzata di Genova, coinvolti in un’inchiesta sulla raccolta differenziata. Gli ennesimi casi di sospetta «illegalità» nel ciclo dei rifiuti. Osiamo ancora sperare che tutto sia, invece, ben fatto. Ma solo nell’ultimo mese le inchieste, dal Nord al Sud, sono state una sessantina, e in gran parte sotto accusa finiscono anche amministratori locali e dipendenti pubblici. Giri vorticosi di mazzette ma anche servizi inefficienti e costosi.«La corruzione non è soltanto un reato contro la cosa pubblica – ha affermato alcuni giorni fa dialogando con alcuni studenti il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone –, ma contro la collettività poiché produce effetti concreti negativi nella vita dei singoli cittadini, non aiuta i servizi ad essere migliori, più economici e più accessibili». Corruzione come gravissimo danno sociale ed economico, che si porta dietro inefficienza e costi crescenti. Recentemente la Corte dei Conti ha denunciato come proprio nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti le tasse sui rifiuti negli ultimi quattro anni sono quasi raddoppiate. I cittadini pagano sempre di più, mentre gli amministratori locali non riescono a garantire un adeguato servizio, e alcuni di essi intascano ricche mazzette per favorire male-imprese che invece di tenere pulite città e paesi pensano solo ad arricchirsi. Un perverso cerchio che si chiude. E che costa sempre di più.Basti ricordare le centinaia di milioni di euro che l’Italia deve pagare per le interminabili emergenze rifiuti in Campania e per il colpevole e perdurante uso delle discariche in gran parte del Paese, sanzionate dalla Ue. Basti ricordare la vergognosa vicenda dei cinque milioni di ecoballe campane, il cui smaltimento, ora, costerà 450 milioni di euro. Soldi degli italiani, mentre nessun responsabile politico ha mai pagato nulla. E, ironia della sorte, proprio l’imprenditore "corruttore" di Maddaloni aveva partecipato alla gara per la bonifica, rimanendo escluso solo perché aveva proposto di smaltire i rifiuti in Macedonia (?!). Non storie vecchie, ma di questi giorni, non retaggi di antiche tangentopoli ma attualissime corruzioni, attualissima cattiva politica. Come se nulla l’esperienza di questi anni avesse insegnato a nessuno.E allora davvero deve preoccupare anche quanto sta emergendo attorno alle primarie del Pd a Napoli. Certo i pochi euro per votare il candidato non sono nulla rispetto alla tangente a due rate, 3.500 euro prima e 3.500 dopo, che avrebbero intascato alcuni consiglieri comunali di Maddaloni per votare un provvedimento a favore di un imprenditore dei rifiuti. Ma come sempre il buon giorno si vede dal mattino. Quali decisioni dovremo attenderci da politici scelti in cambio di pochi spicci? Quali disvalori portano un elettore ad accettare di "vendere" il proprio voto? E, dopo, cosa imporranno i politici e cosa subirà il cittadino? La magistratura sta indagando, ma l’immagine è già deteriorata e anche l’urna corre il rischio di puzzare come il cassonetto. Una politica che si incarta in giochetti più o meno limpidi, che ripete errori e orrori, che considera i cittadini come pedine e non come persone.Papa Francesco, a Città del Messico lo scorso 13 febbraio, ancora una volta è stato chiarissimo. «L’esperienza ci dimostra che ogni volta che cerchiamo la via del privilegio e dei benefici per pochi a scapito del bene di tutti, presto o tardi la vita sociale si trasforma in un terreno fertile per la corruzione». Una corruzione à la carte, da un euro a migliaia. Ma il fine è sempre lo stesso, nell’urna come nel cassonetto. E, così, il bene comune è lontano anni luce.
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