Ci sono notizie che riversano in cuore tanta gioia che tu fai fatica a contenerla.
Questo tempo di Avvento, inaspettatamente, ce ne ha regalata una straordinaria: Michele Zagaria, l’ultimo superlatitante del clan dei Casalesi, è stato arrestato a Casapesenna, un paese a un tiro di schioppo da Caserta. Zagaria, 53 anni, deve scontare diversi ergastoli per reati vari tra cui associazione mafiosa, omicidi, rapine. Con l’arresto di quest’uomo finisce un’epoca. Occorre vedere adesso come evolveranno gli eventi. Segregato in un bunker sotterraneo, coperto con una lastra di cemento armato spessa alcuni metri, si nascondeva a pochi passi da San Cipriano di Aversa, il suo paese natale. In giro c’è soddisfazione: «È stato arrestato... finalmente... dopo 15 anni. Qualcosa sta cambiando», esultano i più coraggiosi. «Lo hanno acciuffato... chissà... forse una soffiata... sennò non ci sarebbero mai riusciti…», sussurrano, guardinghi e increduli i paurosi. «Ha vinto lo Stato, avete vinto voi», ha detto – volendo fare dell’ironia – il boss strappato alla sua tana.
Certo che ha vinto – e non poteva che vincere – lo Stato, rispondiamo noi senza bisogno di ricorrere all’ironia o cedere alla tentazione di cantar vittoria. Ha vinto lo Stato sulla camorra e sui tanti figuri che, usurpando in qualche modo il potere politico, civile e democratico, le hanno permesso in questi anni dolorosi e tristi di sopravvivere, martoriando le nostre zone.
Certi 'colletti bianchi', quelli cioè che, camuffati da onesti servitori dello Stato, hanno ceduto alle sirene dei privilegi della malavita organizzata, tradendo la fiducia riposta in loro, portano una responsabilità enorme. Gli onesti, oggi, tirano un sospiro di sollievo, gli scoraggiati riprendono a sperare. E la Chiesa Aversana, la Chiesa di don Peppino Diana, il coraggioso prete ucciso dalla camorra nella sua parrocchia a Casal di Principe una mattina di marzo del 1994, che mai ha ceduto allo scoraggiamento e allo sconforto, ringrazia Iddio e tutti coloro che hanno reso possibile questa vittoria. A Casapesenna, nel 1990, Giovanni Paolo II, volle visitare il Tempio voluto dal Servo di Dio, don Salvatore Vitale, fondatore della 'Piccola casetta di Nazaret'. A Casapesenna migliaia di persone si recano ogni anno per pregare la Vergine Maria, invocata con il titolo di «Mia Madonna, mia salvezza». Il bene e il male camminano sempre insieme.Mentre Caino, in questi anni, era intento a versare sangue innocente e a tentare di rendere invivibile la vita, la comunità ecclesiale non ha mai smesso di seminare speranza e formare le coscienze dei giovani. Assieme a chi ha dato la vita per combattere questa piaga purulenta e contagiosa, gioiscono oggi i buoni cittadini. Anche se c’è ancora da queste parti chi in un bar, in un circolo sportivo, in un luogo pubblico teme di pronunciare i termini camorra e camorrista. La prendono alla lontano: «Quelli là... loro... il sistema...». Certo, non è facile stare gomito a gomito con chi ha fatto della violenza e del sopruso il suo stile di vita. Con chi crede che tutto gli sia dovuto. Con chi non fa che pretendere, arraffare, uccidere. Con chi non ha amore nemmeno dei propri genitori e dei propri figli consegnandoli a una vita infame, a una morte certa. Con chi non ha esitato a trasformare migliaia di ettari di terreni antichi e ubertosi in un cimitero immenso di rifiuti tossici fatti arrivare soprattutto dal Nord Italia. Hanno fatto tutto questo per soldi. Solo per soldi. Ma c’è chi non si è arreso mai. Le nostre terre sono davvero, per tanti aspetti, terre di eroi. Natale è alle porte. Siamo in un tempo di attesa e di grazia. Abbiamo voglia di vita vera, di speranza nuova. Di strette di mano sincere, di volti sorridenti. Abbiamo vinto una battaglia, non la guerra, è vero. Oggi, però, è il tempo della gioia. Gli italiani di buona volontà possono condividerla con noi.