Magris, chi era costui? Il manzoniano quesito dev’essere balenato nei cuori che battevano a mille, ieri mattina, quando i 500mila ragazzi della maturità al posto del previsto Pirandello si sono trovati lo "sconosciuto" (a loro) scrittore triestino, per di più vivente. Panico generalizzato di fronte a quella che al ministero dell’Istruzione giudicano un’assoluta novità rispetto al passato: non più un autore studiato a scuola, insomma, ma uno scrittore e saggista che il 99% dei ragazzi non ha mai sentito nominare. Risultato, 500mila personaggi in cerca di un autore: questo Magris di cui la scuola non aveva insegnato loro assolutamente nulla. Colpa di programmi ancorati a cliché tradizionali? Può darsi, se ne può discutere, ma certamente mai come quest’anno lo scollamento tra le tracce proposte per l’esame di maturità e i contenuti culturali affrontati sui banchi di scuola è stato evidente e problematico. Cos’è, infatti, un esame di fine percorso se non la verifica e la valutazione di quanto quel percorso sia stato assimilato? Notti e giorni passati a interiorizzare i padri del nostro attuale sentire, quali Manzoni e Carducci, Montale e Ungaretti, Calvino e Buzzati, si sono dissolti di fronte a una traccia affascinante ma anche lontana anni luce dalla preparazione degli studenti italiani. Lo stesso dicasi di altri titoli proposti ieri alla prima prova scritta di maturità, come il saggio di indirizzo storico, più accessibile di quello letterario ma anche più confusionario: dedicato al delitto politico, proponeva con disinvoltura quattro omicidi di matrice totalmente diversa, dall’arciduca Francesco Ferdinando a Matteotti, da Kennedy ad Aldo Moro. Se a studenti di diciotto anni fossero chiare le circostanze e il contesto storico in cui avvennero i primi due – e sarebbe già ottima cosa – come potrebbero scrivere parole sensate e non banali sugli ultimi due, tuttora nebulosi anche per gli storici contemporanei? (stendiamo un pietoso velo sull’agenzia di stampa che ieri parlava dell’"arcivescovo" Francesco Ferdinando...). «Sono contenta che gli studenti si interessino alle materie scientifiche», ha commentato il ministro dell’Istruzione, Chiara Carrozza, alla notizia che ben un quinto dei ragazzi ha invece affrontato il tema della ricerca sul cervello, ovvero le nuove frontiere delle neuroscienze, così nuove che anche i giornali (figuriamoci i libri di scuola) su questo fronte presentano lacune abissali e persino buona parte dei neurologi non conosce gli impressionanti risultati della ricerca in corso. All’ottimismo del ministro noi opponiamo un più concreto senso del reale, ammesso anche da molti studenti: «Era la traccia più fattibile». L’ultima, scelta soltanto dall’1 per cento, riguardava i "Brics" – per chi non lo sapesse, l’acronimo economico dei Paesi emergenti Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – con il seguente titolo: «Premesse le profonde differenze intercorrenti tra le storie di ciascun Paese, il candidato illustri gli aspetti più rilevanti della vicenda politica di due di essi nel ventesimo secolo»... Alzi la mano, onestamente, chi tra noi sarebbe in grado di farlo, in sei ore e con le proprie attuali conoscenze, senza l’ausilio di Internet. Davvero la scuola prepara a tutto questo? Siamo sicuri che l’esame corrisponda effettivamente ai percorsi scolastici? E con un titolo del genere si può pretendere che studenti tanto giovani producano contenuti approfonditi e motivati, o invece si punta a un elaborato necessariamente superficiale, in stile "wikipedia"? È vero che, per dimostrare di essere maturi e non solo dotti, occorre saper analizzare ciò che si legge anche senza conoscere l’autore o l’argomento storico proposti, ma pensare che i ragazzi possano prescindere dalla cultura e dai contenuti offerti dalla scuola può indurli a un sapere a volo d’uccello, privo di approfondimenti. Quel sapere "wikipedia", appunto, che oggi dilaga. «Chiedo indulgenza agli studenti – ha detto ieri dall’estero Claudio Magris, che grande scrittore lo è davvero, stupito di essere materia d’esame – spero non mi maledicano mandandomi a quel paese». Temeva di esser diventato in poche ore il più odiato dagli italiani, almeno i maturandi. Certamente era il più cliccato: Magris, chi era costui?