Non illudiamoci. Prima che le liberalizzazioni varate dal governo producano effetti tangibili sui bilanci familiari dovranno passare diversi mesi, in qualche caso anni. E ad oggi – siamo sinceri – non è neppure scontato che ciò avvenga del tutto, nonostante l’entusiasmo di parecchie associazioni dei consumatori. Ma la portata del decreto varato venerdì sera non può essere sottovalutata. La natura particolare di questo esecutivo, e alcuni contenuti specifici, ne fanno infatti risaltare l’intenzione e l’impianto coraggiosi e forti. Una scossa, è stato detto a più voci, per aprire il mercato italiano a una migliore concorrenza. Una prima scossa, beninteso. Che necessita di altre mosse per completare il processo, ma che apre nuovi scenari e possibilità.
C’è chi, a caldo, ha parlato di «rivoluzione mai vista in vent’anni». Dimenticando probabilmente che, se oggi possiamo fare sempre più telefonate a un costo via via decrescente e si assiste a un qualche ribasso sui prezzi dei farmaci, ciò si deve alle prime liberalizzazioni (le cosiddette 'lenzuolate di Bersani'). Così come fra le svolte realmente 'rivoluzionarie' andrebbero iscritte a buon diritto la portabilità del mutuo casa e la cancellazione della penale per l’estinzione anticipata, che hanno portato immediati benefici alle famiglie e costretto le banche a rendere più competitivi i loro prodotti. Oggi, nel provvedimento del governo Monti, ci sono poche scelte d’impatto così immediato: l’obbligo per i professionisti di rilasciare un preventivo, la maggiore libertà di approvvigionamento di carburanti per alcuni gestori (500 in tutt’Italia) e il tetto sulle commissioni Bancomat potranno determinare un qualche avvertibile calo di prezzi e tariffe. Per il resto, si è finalmente avviato un processo troppo a lungo rinviato. Fondamentale e potenzialmente ricco di benefici quello della separazione della rete gas e delle gare per il trasporto locale. Nessuno finora aveva avuto il coraggio (o la forza) di porvi mano. Da valutare nella sua effettiva portata, invece, l’affidamento delle licenze dei taxi all’Autorità dei trasporti. Mentre i provvedimenti relativi alle assicurazioni paiono semplici aggiustamenti al margine, a fronte di tariffe Rc-auto che continuano a sconvolgere, letteralmente, tanti bilanci familiari.
Dove sta, allora, il valore maggiormente innovativo delle liberalizzazioni montiane? In particolare nel messaggio sotteso a tre scelte: le accresciute possibilità di aprire una farmacia o uno studio notarile, la maggiore apertura della porta d’ingresso alle professioni, con il miglioramento dei tirocini e, soprattutto, la chance riservata agli under 35 di costituire un’impresa con solo 1 euro di capitale, senza atto notarile e con adempimenti burocratici semplificati. Non ci nascondiamo, anche in questo caso, i rischi potenziali che le nuove Srl vengano sfruttate per nascondere traffici illeciti o rapporti di lavoro mascherato. Ma finalmente, dopo anni di buio, si apre uno spiraglio di luce, si dà una carta concreta a una generazione, il cui leit-motiv era tristemente diventato «è impossibile». Impossibile trovare un lavoro 'normale', impossibile fare ciò per cui si è studiato, impossibile creare un’impresa. Tutt’al più c’era l’apertura della partita Iva, una costrizione e non una scelta, nella gran parte dei casi. E questo mentre lo sviluppo accelerato di servizi e tecnologie continua ad aprire praterie enormi nelle quali può crescere una nuova imprenditorialità giovanile. Come puntualmente accade non solo negli Stati Uniti, dove magari sono gli stessi ragazzi italiani a 'fare impresa' nella Silicon Valley, ma anche nella vicina Olanda che ha 500 minorenni iscritti alla Camera di Commercio e dove si discute come comportarsi con ragazzi di appena 12-13 anni, già in grado di creare e vendere sul mercato applicazioni informatiche.La scommessa del governo Monti, allora, non è solo, e non tanto, riuscire a 'strappare' qualche centesimo in meno sulla benzina o sul gas (che non guasterebbe), ma far sì che liberalizzare voglia dire «è possibile», «si può fare», «ci posso provare», ridando spinta a un Paese sfiduciato, che si sente ed è 'bloccato' dalle oligarchie economiche. Servono altri passi nella stessa direzione. Più ancora sono necessarie riforme 'stereofoniche' del mercato del lavoro (valorizzando il nuovo apprendistato modello Sacconi) e del fisco. Occorre cambiare musica e finalmente arrivare a 'premiare' la produzione, la famiglia e i contribuenti onesti. È il grande investimento che il Paese merita e che non può più tardare.