lunedì 19 ottobre 2015
Il segretario generale della Cei ha criticato il disegno di legge sulle unioni civili. Parlando di una politica "strabica".IL VIDEO DELL'INTERVISTA
Vallini: contrario a Unioni civili, "famiglia è altro"
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​“Chiedo che la politica non sia strabica. Non si può pensare a un governo che sta investendo tantissime energie per queste forme di unioni particolari e di fatto sta mettendo all’angolo la famiglia tradizionale che deve essere un pilastro della società”. Lo ha detto ieri monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, a proposito del ddl Cirinnà durante la trasmissione In mezz’ora su Rai Tre. “Voglio fare un appello ai cattolici, ma non solo, perché togliamoci dalla testa che la famiglia fatta da padre, madre e figli sia un problema della Chiesa. La famiglia che assicura il futuro alla società - ha precisato mons. Galantino - non è problema della Chiesa, è una realtà, presente nella Costituzione, che riguarda tutta la società”. “Il mio appello è non solo ai cattolici, ma a tutti. E non è un appello per non fare - ha precisato -, ma per fare. Avendo chiaro che se qualcuno viene dall’estero e legge solo i giornali italiani ha l’impressione che in Italia ci solo il problema delle coppie fatto e non i problemi delle famiglie normali. A noi non va bene”.
"Spero che il Parlamento non ne abbia bisogno, non serve un Parlamento al giogo del prete di turno. Spero in un Parlamento che non ha bisogno del vescovo o del Papa che glielo dicano”. Continua Galantino rispondendo alla domanda se la Cei farà appello ai parlamentari cattolici di fare obiezione di coscienza sul ddl Cirinnà. “La Chiesa e l’Italia hanno bisogno di una classe dirigente al passo della società - ha aggiunto mons. Galantino - e non si può far Chiesa avendo in testa sempre gli stessi schemi. Essere legati agli schemi è pericoloso, e questo vale anche per la politica”. Quanto alla necessità di una nuova classe dirigente, mons. Galantino ha detto: “Penso sia importante un ricambio della politica. Non è un discorso di rottamazione. È un problema fisiologico: i ragazzi hanno un modo tutto diverso di accostare la realtà”.
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