giovedì 15 maggio 2014
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​Chi è un genitore? È intorno a questo interrogativo che ruota il corposo dossier di Natalie Stechyson costato un anno di lavoro e intitolato «Orgoglio e gioia», nel quale si racconta «il mondo emergente della genitorialità gay e della maternità in affitto» in Canada (http://www.leaderpost.com/life/family/pride-and-joy/index.html). Le sei sezioni che lo compongono, con testi, video, audio, statistiche e pareri di esperti legali sui vari aspetti e problematiche della genitorialità omosessuale canadese sono ben rappresentative della situazione di tanti paesi occidentali. Il report è empatico con le situazioni descritte, e molto efficace; un affresco del Mondo Nuovo in cui l’espressione "nuove famiglie" suona persino già vecchia, superata da una narrazione post-familiare in cui i bambini sembrano nascere a prescindere dal sesso e dal numero delle persone variamente coinvolte, in una sorta di genitorialità gender neutral per la quale non esiste ancora un lessico adeguato a descrivere i vari tipi di legami fra tutti coloro che contribuiscono a vario titolo a mettere al mondo e a crescere un bambino.
La genitorialità per coppie gay, lesbiche e transgender significa navigare in un mondo complesso di donatori di sperma, ovociti e surrogate. La prima sezione inizia con una foto in cui Angela Peeters ride felice fra Frank Emanuele e il suo compagno Norm Furtado: sarà lei la madre in affitto per la coppia omosessuale che desidera avere un figlio, ed è contenta della sua scelta. È la prima volta che si presta per una maternità conto terzi, è già sposata e ha altri figli, ma con questo che nascerà non ha alcun legame biologico – «lei è solo un utero», specifica la giornalista. Gli ovociti sono di una ex compagna di classe di Norm, fecondati con il liquido seminale di entrambi gli uomini; solo loro due sanno di chi è l’embrione trasferito in utero e hanno deciso di mantenere il segreto: il bambino sarà di entrambi. Angela non avrà voce in capitolo sull’educazione del bambino, ma potrà frequentarlo. Per portare avanti la gravidanza riceve uno stipendio mensile e conserva tutte le ricevute delle spese sostenute. I due omosessuali pagheranno in tutto 60mila dollari La storia è raccontata con dovizia di particolari, anche riguardo il trasferimento dell’embrione («fagiolino di gel»), e con espressioni significative: si legge, per esempio, che la gravidanza include «quattro corpi, due cliniche di fertilità, un avvocato, decine di migliaia di dollari, una certa angoscia e uno scossone legale per fare il bambino che Furtado e Emanuele vogliono così disperatamente ma non possono avere da soli». Quando però le persone Lgbt si rivolgono alle cliniche di fecondazione assistita incontrano un modello medico basato sulle coppie eterosessuali infertili, e quindi si sentono non capite, ancora discriminate. Ma la storia di Emanuele, Norm e Angela promette un lieto fine: al secondo tentativo i due possono annunciare via e-mail alla giornalista «siamo incinti!». E a gravidanza avanzata, in una festa a casa sua, Angela a sorpresa fa uscire da uno scatolone tanti palloncini blu: sarà un maschietto.
Le storie sono più d’una, tutte a sottolineare l’inadeguatezza delle leggi canadesi a individuare i genitori legali di bambini nati da fecondazione in vitro su richiesta di coppie omosessuali. Una coppia lesbica racconta l’incubo vissuto per più di due anni, quando il "donatore" di seme – un amico gay –, una volta nato il bambino, contrariamente all’accordo stipulato, chiede di poter incontrare il bambino per festività, compleanni e occasioni speciali. «Noi non stavamo cercando un padre per il nostro bambino. Volevamo un donatore di sperma. Lui era d’accordo» spiegano le due donne, aggiungendo che, all’inizio, pensavano di restituire il favore facendo da surrogate se lui avesse voluto avere un figlio. La faccenda è stata risolta con un ulteriore, faticoso accordo, senza l’intervento di tribunali. Per non correre più rischi, per il secondo figlio le due hanno utilizzato un donatore anonimo.Il secondo caso riguarda una bambina voluta da una coppia gay, portata in grembo e partorita da una loro amica lesbica fecondata con il liquido seminale di uno dei due. Dopo tre anni la coppia si separa e il padre biologico abbandona compagno e figlia. Legalmente, l’unico genitore è la donna che ha partorito, la madre. Il giudice – siamo nello stato di Alberta – stabilisce che tutti e tre sono genitori legali. Successivamente la legge nello stato di Alberta ha stabilito che un bambino può avere solo due genitori, ma la sentenza precedente è rimasta valida. In una terza situazione, invece, per via del mancato riconoscimento di una coppia gay come genitori legali, uno dei due gemelli ottenuti con la fecondazione in vitro ha dovuto aspettare mesi per potersi sottoporre a un importante intervento: senza un genitore legale non c’era chi potesse dare il consenso all’operazione.
In Canada c’è solo una banca nazionale del liquido seminale, che ha al suo attivo appena 51 donatori. Si stima che la richiesta nel Paese sia di 5.500 inseminazioni all’anno, di cui ben 3mila per coppie lesbiche. Un numero così ridotto di "donatori" è dovuto a due interventi legislativi: il primo, nel 1996, che rese obbligatori gli screening per la sicurezza medica; il secondo, decisivo, è del 2004 e ha dichiarato illegale il pagamento dei cosiddetti "donatori", e ovviamente scarseggia chi è disposto a cedere gratis il proprio liquido seminale. Problema conseguente è la mancanza di varietà nell’offerta del seme maschile: su 51 che lo mettono a disposizione solo due sono neri e otto asiatici. Spesso invece vengono richieste caratteristiche precise, per esempio una certa somiglianza fisica con il donatore: «È necessario che ogni gruppo etnico sia rappresentato per offrire un buon servizio ed essere in grado di soddisfare le necessità di tutti i pazienti». A risentirne sono soprattutto le coppie di donne, che quindi devono acquistare sperma all’estero, a volte ricorrendo all’inseminazione fai-da-te a casa. Un’unità di liquido seminale canadese costa 485 dollari, se pre-lavato 585. Se importato da una biobanca statunitense i costi aumentano di 100 dollari. La possibilità che il bambino, raggiunti i 18 anni, possa conoscere l’identità del "donatore" si paga con un extra di 100 dollari.
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