È legale (visto che sarà mantenuto l’anonimato dei donatori), volontario e non comporta sfruttamento o commercializzazione alcuni. Solo bisogna abituarsi, alle regole di un mondo in cui la fecondazione eterologa esiste. E queste regole prevedono anche che un medico si faccia “mediatore” tra due coppie, una sterile per parte maschile e una per parte femminile, proponendo loro uno scambio alla pari: ovuli per spermatozoi. Il risultato – se tutto va bene – sono i due tanto desiderati figli. Il mezzo è una certa forma di generosità. L’effetto “collaterale” è che quei figli sono anche fratelli.È l’eterologa, dirà appunto qualcuno, niente di strano. La cosa sarebbe potuta avvenire (e di certo avverrà) anche casualmente. Ma per la prima volta in Italia, all’ospedale pubblico di Cattolica, la provetta “incrociata” è stata programmata: tra un mese le due coppie in questione – una romagnola, una proveniente da un’altra regione – procederanno allo scambio. E aspetteranno di vedere se è funzionato. Una delle due mamme, che ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano
Repubblica, è entusiasta: «Unendo le nostre forze e le nostre debolezze forse riusciremo ad avere una famiglia. Se mi fa impressione che i bimbi saranno fratelli geneticamente parlando? Non credo che ci sia niente di male, il codice genetico non è così importante, i figli sono di chi li cresce». Già, i figli considerati come un diritto. Gli stessi figli che però hanno diritti a loro volta, come quello sacrosanto di sapere di avere un fratello (oltre che un altro genitore) e un domani magari anche di poterlo conoscere. La Corte Costituzionale, proprio nella sentenza con cui ha ammesso l’eterologa nel nostro Paese, ha sottolineato come vada garantita la conoscenza delle proprie origini. Il codice genetico conta, eccome. E qui però sorge un bel problema, perché in mancanza di una legge nazionale a oggi hanno valore – certo non irreversibile – le cosiddette “linee guida” regionali, già adottate dall’Emilia Romagna e che sull’anonimato dei donatori parlano chiaro: sarà assoluto, salvo l’esistenza di problemi sanitari (caso in cui la provenienza dei gameti potrà essere individuata al solo scopo di verificare eventuali eredità patologiche).Dunque sulla carta, i fratelli incrociati di Cattolica, non potranno conoscersi mai. Li hanno “programmati” così genitori e medici: figli unici, per loro, che importa la biologia. E hanno programmato anche di rivelarglielo, un giorno, certo con un po’ di sofferenza: «Non so quando, ma lo farò – ha spiegato ancora l’aspirante mamma –. Spero, nel momento in cui sarà in grado di capire. Su una cosa sono convinta: è un suo diritto sapere. Per ora comunque il problema non c’è».Dall’ospedale confermano tutto: «Il caso esiste». C’è una punta di fastidio circa la sovraesposizione mediatica della donna, ma tutto procede senza intoppi. L’eterologa, finalmente, si può fare.