Nozze gay contratte all'estero e trascrizione in Italia, lo scontro prosegue. Il Comune di Milano giovedì ne ha registrate sette. Subito il prefetto meneghino, Francesco Paolo Tronca, ha chiesto al Comune di conoscere tutti gli atti che riguardano queste trascrizioni. Ed è intervenuta la Diocesi ambrosiana che ha preso posizione con un comunicato del Servizio per la famiglia.
La Diocesi di Milano: usiamo le parole giuste
Dopo avere preso atto della decisione del sindaco presa "in contrasto con la normativa vigente in Italia, generando un conflitto istituzionale tra organismi con competenze diverse", la Curia sottolinea quanto sia "auspicabile che si possa ottenere presto una legislazione adeguata in materia di famiglia che sappia tutelare i diritti di tutti e rispettare la natura delle cose". Quindi una normativa che dia "ai termini 'famiglia' e 'matrimonio' la definizione della realtà dell’unione stabile di un uomo e una donna aperta alla vita" e che assegni "per altri tipi di unione altri nomi".
Il comunicato ricorda poi, facendo riferimento al Sinodo sulla famiglia in corso a Roma, "come la Chiesa sia impegnata con attenzione a comprendere e accompagnare i grandi processi di trasformazione della società e della famiglia". Per sottolineare quindi, guardando proprio alla realtà ambrosiana, "come in questo tempo di crisi si aggrava sempre più la situazione economica delle famiglie, spesso in difficoltà nel far fronte anche ai beni essenziali". Ne consegue che "è quanto mai necessario fare in modo che non si ponga in secondo piano l’attenzione e l’impegno verso la tutela di tutti i diritti, affinché a genitori, figli e nonni non manchino la casa, il cibo, le cure, l’educazione. Impegno e tutela dovuti in modo particolare alle famiglia che generano figli e garantiscono il futuro alla nostra società".
Uno scontro nazionale
Le nozze gay contratte all'estero e la loro trascrizione determinano uno scontro continuo tra i sindaci che vogliono registrarle e prefetti che dicono di no, forti di una circolare ministeriale e ora pure della sentenza emessa dalla corte di Appello di Firenze contro il comune di Grosseto che aveva registrato un'unione omosessuale.
Renzi conferma che serve una legge
Alfano ribadisce che occorre rispettare la legge vigente e Renzi dice: "Faremo una legge". In sostanza il premier, Matteo Renzi, conferma che occorre un intervento legislativo. Che non si può procedere per strappi come stanno tentando alcuni sindaci. Una legge però che spetta al Parlamento, in quanto il governo, come già detto e ridetto, non ha intenzione di presentare un decreto legge. Altri sono i veri problemi del Paese. Insomma solito caos con polemiche annesse.
Alfano resta fermo: non si può
E il ministro dell'Interno, Angelino Alfano lo ribadisce: "La legge non consente matrimoni tra persone dello stesso sesso. I sindaci agiscono come ufficiali di governo e se fanno cose contro la legge ho chiesto ai prefetti di provvedere all'annullamento: non c'è nessuna ideologia o valutazione politica, voglio solo fare applicare la legge". Questo, ha aggiunto, "non significa che il Parlamento non possa cambiare la legge". Come a dire: a quel punto se ne riparlerà.
Eppure anche Bari punta sullo strappo
D'altra parte adesso pure il sindaco di Bari vuole percorrere la strada della registrazione delle unioni gay. "Ho chiesto un parere alla mia
avvocatura - dice il sindaco di Bari Antonio Decaro - e sono orientato a procedere anche a Bari con le trascrizioni dei matrimoni celebrati all'estero".
"Non farò tuttavia una disposizione come Merola a Bologna - ha precisato Decaro - ma un invito agli uffici anagrafici a procedere con le trascrizioni. Questo suggerimento mi è arrivato dal tavolo tecnico delle associazioni e realtà Lgbt baresi, credo che lo seguirò".
Ma ci sono due sentenze della Corte costituzionale
Il senatore di Ncd Carlo Giovanardi ricorda però che "l'approvazione di un testo in commissione Giustizia del Senato sulle cosiddette unioni civili
dovrà corrispondere con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza numero 170 del 2014. La Corte ha infatti scritto che: 'la nozione di matrimonio presupposta dal costituente è quella stessa definita dal Codice civile del 1942
che stabiliva, e tuttora stabilisce, che i coniugi dovessero essere persone di sesso diverso (sentenza numero 138 del 2010)'".