Continuano le polemiche sulla vicenda del libro fatto leggere in classe al liceo Romano Giulio Cesare. In particolare a fare infuriare molti genitori sono state alcune pagine, molto esplicite, di sesso tra omosessuali. E, come noto, alcuni di questi genitori, con l'aiuto dell'Associazione Giuristi per la Vita e l'Associazione Pro Vita Onlus che hanno sporto denuncia presso la Procura di
Roma. Nella denuncia "si afferma che gli allievi in questione
hanno un'età compresa tra i 14 ed i 16 anni" da qui il reato
ipotizzato di corruzione di minore.
Tra le reazioni quella del Moige "L'episodio del romanzo, ad alto tasso pornografico, inserito, senza il consenso dei genitori, nel programma di studi da alcuni insegnanti del Giulio Cesare è una gravissima violazione del patto di corresponsaiblità tra genitori e scuola", dichiara
Maria Rita Munizzi, presidente
nazionale
Moige.
"Sui temi sensibili - prosegue Munizzi - come sesso, relazioni e affettività, va
lasciata ampia libertà di scelta ai genitori e vanno condivisi
approcci e metodi da applicare in classe, che devono essere in
sintonia con quanto condiviso in famiglia. Non è
ammissibile divulgare a scuola materiale dichiaratamente
pornografico, e sottoporlo ai minori abusando della propria
autorità di insegnanti".
"Esiste - conclude la presidente del Moige - un patto di corresponsabilità
tra genitori e scuola, che non può prescindere dall'affrontare
temi fondamentali per la costruzione dell'identità dei nostri
figli, pertanto argomenti così pieni di valenze culturali,
valoriali ed etiche devono competere prima di tutto ai genitori
e demandati poi in parte ai docenti solo su esplicito consenso
scritto e formale dei primi".
Sulla vicenda interviene anche l'onorevole
Eugenia Roccella. "Le polemiche che oggi hanno visto protagonista il liceo Giulio Cesare di Roma, in questi mesi hanno toccato tanti altri istituti scolastici, di ogni ordine e grado, ogni volta che si è voluto introdurre progetti educativi sui delicati temi dell’affettività e della sessualità - scrive in una nota Roccella -. Queste iniziative, che vanno dagli opuscoli dell’Unar fino a letture in classe appositamente selezionate, sono finalizzate a introdurre nelle scuole le teorie del gender, con l’obiettivo di distruggere culturalmente la differenza sessuale. Si tratta di una strategia preordinata che punta a mettere in discussione la famiglia così come disegnata dalla nostra Costituzione, cioè fondata sull’unione tra un uomo e una donna, e a svuotare di significato la genitorialità naturale".
"Ma lo sbaglio sta nel manico - osserva ancora Roccella -: l’errore fondamentale di questo tentativo è la volontà di scavalcare la famiglia sostituendosi ad essa. Dopo tanto parlare di sussidiarietà e di appoggio alla famiglia siamo a grossolani esempi di Stato etico, e abbiamo già visto, in passato, come tutte le volte che lo Stato ha tentato di assumere su di sé i compiti educativi della famiglia, i risultati siano stati disastrosi".