Bryan Barkley è un ex ingegnere civile inglese di 71 anni che non sa stare con le mani in mano. A Wakefield, nello Yorkshire, lo conoscono tutti: un po’ perché, in pensione, si è dato da fare nella Croce Rossa come volontario, ma anche per la sua contrarietà all’estensione dei matrimoni alle persone dello stesso sesso, sulla base di convinzioni che ha reso pubbliche partecipando a manifestazioni con tanto di cartello appeso al collo, come usa fare nel mondo anglosassone (modalità importata in Italia dai radicali). Col suo pacifico cartello «No same sex marriage» Bryan non passa inosservato, e dice rispettosamente quel che pensa nel Paese dove chiunque può fare lo stesso in Parlamento, sui giornali, per strada, e persino nel celebre Speakers’ corner di Hyde Park. Ma alla Croce Rossa non la pensano così, tanto da invitare Bryan a non ripresentarsi più. Le sue idee – ha fatto sapere la benemerita associazione – sono incompatibili con i nostri valori. Bryan è basito: «Cos’ho detto di male? – ha dichiarato alla stampa britannica –. Sono fermamente convinto che l’istituto del matrimonio sia tra un uomo e una donna, e che questa sia una pietra angolare della nostra società. Che c’è di sbagliato nel dirlo in pubblico? Non ho niente contro gli omosessuali, ma non credo che il Parlamento abbia rappresentato le idee della gente quando ha cambiato la definizione di matrimonio». Convinzioni troppo elementari per i teorici della non discriminazione, che di nessuno tollerano la censura eccezion fatta per chi non è d’accordo con loro. A sollevare il caso ha provveduto l’ex ministro conservatore degli Interni Ann Widdecomb, che ha annunciato di non voler più sostenere la Croce Rossa, sfidando il premier Cameron a condannare il provvedimento.La Croce Rossa ha sulle spalle oltre un secolo e mezzo di storia, e tra campi di battaglia, epidemie, calamità e violenze si è sempre fatta rispettare per l’universalità del suo messaggio di indiscussa disponibilità a farsi carico di tutti, senza distinguere tra opinioni e appartenenze religiose, e persino tra vittime e aggressori: si va dove c’è bisogno, niente radiografia delle idee. Che il simbolo stesso della tolleranza frani – come pare – proprio sul rispetto delle opinioni altrui è il segno che qualcosa di decisivo si è spezzato nella cultura che volendo equiparare ogni esperienza svelle a forza princìpi e certezze condivise. E tratta come blasfemo chi osa obiettare. Attenzione, perché è così che si coltiva la pianta infestante dell’odio.<+RIPRODUZ_RIS>