lunedì 10 marzo 2025
Il discorso della presidente in San Pietro, prima della Messa celebrata dal cardinale Parolin, davanti a più di 4mila pellegrini del Movimento per la Vita che avevano appena varcato la Porta Santa
Marina Casini sabato 8 marzo in San Pietro durante il suo discorso. Al suo fianco don Francesco Coluccia

Marina Casini sabato 8 marzo in San Pietro durante il suo discorso. Al suo fianco don Francesco Coluccia

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Buongiorno e benvenuti. Un carissimo e cordialissimo saluto a tutti. Grazie per essere qui, giunti da ogni parte d’Italia e non solo: c’è chi viene dalla Francia, dalla Spagna, dalla Slovacchia, dalla Polonia, dall’Albania (Federazione europea One of Us), chi dal Burundi e chi da oltre oceano sobbarcandosi circa 20 ore di volo (Heartbeat International); grazie a voi tutti per aver creduto in questo momento di unità; grazie a chi lo ha reso possibile spendendosi con generosità per organizzare tutto. A tutti un grande, immenso abbraccio.
Vorrei dirvi poche e semplici cose, ma prima di tutto permettetemi di ricordare che qui il popolo della vita è ampiamente rappresentato. A far festa - vivendo questo momento di profonda comunione per i primi 50 anni del Movimento per la Vita, che, come sapete, è germogliato dal primo Centro di Aiuto alla Vita, sorto a Firenze nel 1975, e che porta il nome di una ragazza fiorentina oggi venerabile, Maria Cristina Ogier – a far festa, dicevo, ci sono tanti amici, molti dei quali portano la presenza di movimenti e associazioni. Questo gesto di condivisione, questa partecipazione, è molto eloquente. Cosa c’è di più bello che raccogliersi insieme attorno al bene che più di ogni altro ci unisce: il valore dell’esistenza umana, cioè di ogni essere umano, cioè di ogni persona? Del resto, di fronte alla grandezza dei problemi emergenti, il Movimento per la Vita non è stato pensato come una associazione, distinta e separata da altri gruppi, chiusa nell’ambito di una iscrizione, ma come lievito che fermenta la società, motore di avviamento di una nuova progettualità: la civiltà della verità e dell’amore che vuole porre al centro l’uomo e che quindi privilegia il povero, l’emarginato, lo scartato. Lo sguardo su colui che non è ancora nato e la protezione di quella primordiale solidarietà che unisce la mamma al figlio che culla in grembo è la leva che muove questa nuova progettualità (Cfr. Carlo Casini, Una strategia culturale, in “Studi Cattolici”, a. 25, n. 245/245, luglio agosto 1981, pp. 431-435, ripubblicato in La cultura della vita. Quarant’anni di pensiero per il rinnovamento della società, Ares, Milano 2023, pp. 25-33).

L’idea di una pervasività oltre i confini di gruppi direttamente impegnati è espressa da una definizione molto bella del Centro di Aiuto alla Vita (Cav) come «espressione di una intera comunità che accoglie». Siamo un popolo che vuole “ri-conoscersi” e vivere la dimensione comunitaria di un impegno grandioso che con tutta la Chiesa vuole dire al mondo che ogni figlio è prezioso, che ogni uomo è in se stesso un valore incommensurabile. Molti di questi figli preziosi sono qui con noi insieme alle loro mamme e ai loro babbi/papà. Pensate, in questi 50 anni i CAV - con Progetto Gemma, SOS vita, con le Case di accoglienza - hanno incontrato un milione di donne, sostenuto coppie e famiglie, restituendo loro coraggio, serenità e libertà quando le difficoltà incombevano e la cultura dello scarto tentava con i suoi inganni. Grazie a questo volontariato sono nati 280.000 bambini!

La nostra comunione abbraccia con vigore e con calore anche papa Francesco. Egli non è presente fisicamente, ma lo è nella comunione della Chiesa e quindi sappiamo che è con noi. Gli giungano tutta la nostra vicinanza, la nostra gratitudine, la nostra preghiera. Il Santo Padre ci parlerà attraverso il suo messaggio e noi abbiamo per lui un duplice dono. Un volume intitolato “Il magistero di papa Francesco sulla vita nascente” che raccoglie i suoi interventi sull’accoglienza dei bambini non ancora nati e una icona raffigurante la visitazione del pittore fiammingo Rogier van der Weiden. Nel giorno in cui tutto il mondo esalta la donna, quale migliore riflessione di quella che vede la donna alleata del figlio che culla in seno?

Questo, carissime amiche e carissimi amici, è davvero un momento ricco di significato: vogliamo andare in profondità, nel cuore del volontariato per la vita e uscirne rafforzati, maggiormente motivati, in qualche modo rinnovati, “purificati”. È molto bello che nella solennità del Giubileo della Speranza cadano i 50 anni del MpV che non sono solo un inno alla vita, ma anche un inno di Speranza. Vita e Speranza: ali della pace. Come si può stare dalla parte dei più fragili e scartati degli uomini, proteggere la primordiale solidarietà – quella tra la mamma e il bambino che porta in seno – se non siamo quotidianamente nutriti di Speranza che non delude? La Speranza ci porta a guardare con serena fiducia al futuro. Questi primi 50 anni sono un dono alla Chiesa e alla società; una festa per il popolo della vita; la speranza in atto e quella che costruisce il futuro; la storia che ci ha fatti incontrare, conoscere, gioire, faticare, collaborare; l’occasione per ricaricarci, rinnovare energie e motivazioni per le quali vale la pena spendersi per costruire il nuovo umanesimo; la strada che ci vede camminare insieme. A 50 anni dall'inizio del Movimento per la vita, nel ricordo del molto lavoro compiuto e consapevoli di quello da compiere, dobbiamo far emergere a livello di collettività la bellezza di quella «“spiritualità della vita” che – diceva Carlo Casini - nel segreto delle nostre coscienze ci ha fatto ripetere anche nei momenti di stanchezza “Qualunque cosa avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli lo avete fatto a Me“» (Carlo Casini, relazione all’assemblea nazionale del Movimento per la vita italiano, Montecatini 29-30 aprile 2006).

La Messa che dopo il Rosario ci vedrà insieme attorno al banchetto eucaristico, celebrata dal Segretario di Stato, Sua Eminenza Cardinal Pietro Parolin, che ringraziamo, è il culmine dell’incontro. «Se il valore dell’esistere è la conseguenza della dignità umana – scriveva Carlo Casini - allora si può affermare che l’abisso della dignità umana è percepito contemplando l’Eucarestia e che il “misterium fidei” fonda, nella maniera più irresistibile, il diritto alla vita. Ogni uccisione dell’uomo appare in questa luce in tutta la sua gravità, tanto più acuta e inaccettabile quando la “parola d’amore di Dio” [colui che è concepito] è stata appena pronunciata» «Egli è già uomo, non speranza di uomo. È speranza di Dio. Tutta intera, incontaminata, non tradita. Si comprende allora che il servizio alla vita, in particolare alla vita nascente, si radica nell’Eucarestia. Oltre a fondare il valore dell’uomo, essa indica l’inevitabile comportamento conseguente. “Spezzare il pane”, significa condividere. […] Il diritto alla vita vincerà nella condivisione, nello spezzare il pane di una intera comunità. Ciò richiede una forza, una tenacia, una convinzione che solo l’Eucaristia sa dare» (Carlo Casini, Il servizio alla vita e l’Eucaristia. Il senso del condividere, in “Avvenire” - speciale XXII Congresso Eucaristico Nazionale, Siena 28 maggio-5 giugno 1994, 24 maggio 1994, p. 8. Il testo è ripubblicato in La dimensione contemplativa nella difesa della vita umana, Edizioni Movimento per la Vita Italiano, Roma 2019, pp. 59-62).
Ancora grazie a ciascuno di voi per esserci, grazie anche a coloro che non sono potuti venire, perché sono comunque con noi. Custodiamo la comunione nella gioia e nella speranza che non delude. In alto i cuori!

Presidente Movimento per la Vita italiano

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