giovedì 25 settembre 2014
​Basta uno sguardo al fiorente mercato mondiale degli ovuli e del seme per far cadere il teorema della "donazione" per l'eterologa.
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Dopo la sentenza della Corte costituzionale, le Regioni, con l’approvazione di un documento di orientamenti condivisi, hanno impresso un’accelerata all’introduzione della fecondazione eterologa tra i servizi sanitari erogati. Ciò che ancora non è chiaro è come esse intendano fare i conti con quello che è un vero e proprio supermarket della fertilità che si snoda a livello internazionale. Sono state Toscana e Lombardia, per bocca rispettivamente del governatore Enrico Rossi e del vicegovernatore e assessore alla salute Mario Mantovani, a parlare per prime di approvvigionamento all’estero necessario per reperire sperma e ovuli. Come ha puntualizzato il deputato del Nuovo Centrodestra Eugenia Roccella, infatti, «reperire i gameti, e in particolare gli ovociti, per l’eterologa vuol dire pagarli a prezzi di mercato».È la dura legge dell’eterologa, e per capirlo basta dare un’occhiata oltre le nostre frontiere, là dove la provetta con gameti di estranei è ormai prassi. Un autentico mercato con tanto di contratti, come quello per la fornitura di gameti femminili alla clinica australiana Monash Ivf da parte della statunitense World Egg Bank: 19mila dollari australiani (oltre 13mila euro) per avere ovuli di donatrici americane pronti da usare per coppie australiane.Stante l’invasività delle tecniche per prelevare gli ovociti e i rischi che una donna corre per sottoporsi a tale pratica, la donazione gratuita è, a oggi, una vera e propria illusione. Anche quando si tratta di seme maschile, il volontariato non sembra essere contemplato dai centri specializzati che in tutto il mondo si occupano di raccogliere e conservare lo sperma.
Molto eloquente in questo senso è uno studio presentato l’anno scorso durante un convegno organizzato dal Comitato di bioetica dei Paesi nordici (Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia, Islanda), volto a mostrare come la soluzione per garantire il soddisfacimento della domanda di gameti sia da ricercarsi in un regime di libero mercato. Il contributo fu presentato da Ole Schou, direttore di Cryos International, organizzazione costituita da una rete mondiale di banche del seme le cui sedi operative sono ad Aarhus in Danimarca e a New York. Secondo i dati e le stime riportate, rendere illegale il pagamento dei donatori ridurrebbe la disponibilità di gameti in una misura oscillante tra il 50% e l’85%.Da un punto di vista divulgativo, probabilmente è stato il documentario intitolato Eggsploitation (un gioco di parole che fonde le parole inglesi eggs, uova, ed exploitation, sfruttamento) ad aprire il primo squarcio significativo sulla compravendita di ovuli umani. «L’industria dell’infertilità ha un piccolo, sporco segreto»: così viene presentato il documentario, che narra le procedure – e i prezzi – per il reclutamento delle donatrici, sfruttate per il business della provetta. Cifre allettanti – l’ordine è quello delle migliaia di dollari – vengono offerte a giovani donne bisognose reclutate in tutte le parti del mondo attraverso Internet. Il «Center for egg options», con sede in Illinois, paga fino a 7mila dollari le donne che scelgono di sottoporsi ai trattamenti ormonali e acconsentono al prelievo di ovuli.
Gli importi si abbassano sensibilmente quando il mercato volge lo sguardo a est, e più in generale verso quei Paesi dove la povertà molto diffusa rende i prezzi assai interessanti per chi compra i gameti. Già nel 2006 il quotidiano inglese <+Ev_cors>Guardian<+Ev_testoband> denunciava il traffico di ovuli: donne inglesi si rivolgevano a cliniche ucraine e cipriote che fornivano ovuli per 3mila dollari, di cui solo una piccola percentuale finiva nelle tasche delle donatrici. Il professor Adam Balen dell’Università di Leeds, specialista in materia, raccolse testimonianze di donne a cui venivano prelevati fino a 40 ovuli per ciclo. È facile comprendere come, di fatto, si configuri un autentico sfruttamento delle donne, equiparate a semplici fornitrici di materia prima, anche a costo della vita, come accaduto più volte.Anche gli uomini vengono regolarmente retribuiti dalle cliniche. Il programma «Be a sperm donor» (Diventa un donatore di sperma), con centri operativi disseminati negli Usa, offre fino a 4mila dollari per un contratto semestrale per il donatore che si impegna a fornire il proprio seme una volta alla settimana. La California Cryobank promette invece 125 dollari a donazione, garantendo 1.500 dollari al mese più incentivi (regali di vario genere) a chi dà il proprio consenso a donare tre volte alla settimana. È dunque lecito coltivare il dubbio su come le Regioni vogliano inserirsi nel mercato della fecondazione eterologa. A quali nazioni si rivolgeranno per importare gameti? Quali cifre sono disposte a spendere? Per evitare di doversi rivolgere all’estero, come intendono regolamentare la retribuzione per gli eventuali donatori italiani? La dura realtà del mercato dei gameti osservabile appena si mette il naso fuori dai nostri confini impone una risposta sincera.
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