Non è un’opinione. Non può essere vittima di interpretazioni soggettive. Non sopporta parallelismi aritmetici. Nella famiglia i "fattori" sono ben noti – si chiamano uomo e donna – e non possono essere sostituiti con invenzioni arbitrarie, pena il venir meno di quel "risultato" che è, allo stesso tempo, radice e architrave della vita sociale. Ma oggi, in epoca di relativismo e di soggettivismo, di fronte all’imponente assedio mediatico di chi vorrebbe destrutturare la grammatica familiare introducendo varianti legate alle diverse teorie del cosiddetto orientamento sessuale, qual è la percezione nei confronti di matrimonio e famiglia? La ricerca "Dove siamo arrivati con il matrimonio", realizzata dall’Istituto di ricerca Lorien per la Fondazione Novae Terrae, fornisce risposte in parte rassicuranti e in parte problematiche. Perché se è vero che sia la famiglia intesa come unione tra uomo e donna, sia il matrimonio sono considerati pilastri insostituibili della società – 95% per la famiglia, 86% per il matrimonio – è altrettanto vero che per il 61% degli italiani nei prossimi anni sarà opportuno riconoscere anche le unioni omosessuali. Un dato solo apparentemente contraddittorio perché quando si vanno poi ad esaminare altri parametri – dall’educazione dei bambini che vivono all’interno di coppie omosessuali alla possibilità per le persone Lgbt di ridefinire a piacimento il matrimonio – la famiglia naturale torna ad essere il riferimento prioritario. Le domande sulla centralità di famiglia e matrimonio si prestano a pochi equivoci. Il 78% degli intervistati si dice "molto d’accordo" nel considerare «la famiglia molto più di un semplice legame sentimentale tra due adulti perché riguarda anche la responsabilità dei figli». Alla stessa domanda il 17% è "abbastanza d’accordo" e solo il 4% "poco d’accordo". Percentuali analoghe a proposito dell’ipotesi di guardare alla «famiglia, composta da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, elemento base per la crescita e lo sviluppo della società e del Paese». Il 50% è "molto d’accordo", il 26% "abbastanza d’accordo", il 17% "poco" e solo il 7% risponde "per niente". Significative nella stessa sezione "famiglia e matrimonio" le domande relative all’importanza dei genitori per lo sviluppo della personalità dei bambini (l’84% d’accordo pur con qualche sfumatura) e all’origine divina del matrimonio (66% d’accordo). Difficile a questo punto comprendere come queste risposte possano conciliarsi con l’apertura espressa dalla maggioranza degli intervistati (61%) nei confronti della possibilità di riconoscere il "matrimonio omosessuale". A parere degli estensori della ricerca la domanda escludeva implicitamente la presenza di figli, visto che quando poi si vanno ad esaminare le preoccupazione per i bambini che vivono all’interno di coppie omosessuali, si ottengono risposte diversificate ma tutte contrassegnate da una serie di ipotesi allarmanti. Il 53% si dice per esempio preoccupato per la possibilità che le coppie omosessuali vadano incontro a problemi psicologici ("maggior depressione"). Il 46% teme che i bambini che vivono con persone omosessuali possano ottenere risultati scolastici peggiori. Per il 41% la preoccupazione è legata al rischio da parte dei minori di subire "abusi sessuali", mentre il 53% si dice "per nulla" preoccupato da questa ipotesi. E infine c’è anche un 41% che indica un rischio legato alla "maggior disoccupazione" a cui andrebbero incontro le coppie gay. Riaffermare il ruolo fondamentale del matrimonio e della famiglia fondato sull’unione di un uomo e di una donna non significa in ogni caso discriminare gli omosessuali. L’80% si dice infatti d’accordo con le sanzioni previste dalla Legge Scalfarotto. Anche se poi la ricerca non indaga sul rischio – purtroppo tutt’altro che remoto – che per discriminazione possa intendersi anche una valutazione positiva della famiglia naturale.