Il decreto legge sulla fecondazione eterologa sarà presentato in Consiglio dei ministri giovedì prossimo. L’ha annunciato il ministro della Salute
Beatrice Lorenzin spiegando che il provvedimento garantisce «tre cose: l’applicazione uniforme sul territorio, un sistema di controllo sicuro e un sistema di certificazione sanitaria per la tracciabilità del donatore nell’anonimato». Il varo del provvedimento garantirebbe l’attuazione dell’eterologa «entro un mese, con i ticket e negli ospedali pubblici», ottemperando a quanto disposto dalla Corte Costituzionale, secondo un rigoroso sistema di regole, e senza lasciare mano libera a chi vuole gestire un mercato promettente. Quanto alle aspre critiche sollevate dai centri privati sull’opportunità di ricorrere a un decreto legge, Lorenzin parla di «polemiche incomprensibili», eslcudendo categoricamente il via libera a una selezione dei donatori sulla base del colore della pelle, dei capelli e degli occhi, come proposto nel documento inviato al Ministero da società scientifiche e cliniche specializzate: «Se vuole farlo, lo introduca il Parlamento», quando si tratterà di convertire in legge il decreto. Ma «questa, a casa mia – ha precisato il ministro – si chiama discriminazione razziale».
Intanto si aggiungono voci a sostegno del decreto legge come strumento più adatto di un atto amministrativo – come le linee guida – per evitare che l’abrogazione del divieto di eterologa sancito dalla Consulta in aprile si traduca in una pericolosissima deregulation. Non a caso a contestare a scelta del decreto sono gli operatori del libero mercato della provetta, che spingono anche per sottrarre le norme sull’eterologa al dibattito del Parlamento. Per il genetista
Bruno Dallapiccola il decreto «è proprio lo strumento che permette di dare regole omogenee. Fissare norme non significa mettere limitazioni ma dare regole di buona pratica clinica nell’interesse delle persone», prevenendo «una situazione di anarchia». La legge, secondo il giurista
Andrea Nicolussi, è «a tutela di chi nascerà. Questa materia riguarda diritti fondamentali delle persone, ed è difficile pensare che si possa passare dal divieto di eterologa alla sua liceità senza che ci sia una forma di regolazione». Di decreto «indispensabile», ribadendo quanto dichiarato sabato ad Avvenire, parla anche il vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica
Lorenzo D’Avack.