lunedì 19 maggio 2014
​L'appello dell'esponente di Ncd in una lettera ai parlamentari: grave vuoto normativo. "Il Parlamento si muova". 
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«Togliendo il divieto alla fecondazione eterologa la sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile ha creato «un vuoto legislativo», mentre si attendono le motivazioni del verdetto. E il Parlamento deve assumersi la responsabilità di intervenire, prima che in assenza di regole siano le leggi del il mercato a segnare il territorio. La lettera che sabato Eugenia Roccella ha inviato a tutti i parlamentari, dettagliatissima, non lascia margine a dubbi: «Una nuova legge è inevitabile, perché sarebbe impossibile affrontare adeguatamente con semplici decreti del Ministero della Salute, eventuali linee-guida, o accordi Stato-Regioni, i problemi che l’introduzione della fecondazione eterologa pone».«Abolendo quel divieto – scrive Eugenia Roccella – si creano nel nostro Paese scenari mai affrontati, fino a oggi, dalla normativa vigente». I problemi che rimangono irrisolti sono tanti. E non sono problemi da poco. Il nato da eterologa «ha diritto o meno di sapere se è nato con questo tipo di tecnica» e chi sia il suo «genitore biologico», e chi eventualmente lo deve informare? Di più: ha diritto «ad accedere ai dati biografici della rete parentale del suo "genitore biologico"? Chi sono i suoi consanguinei?» I problemi si accavallano... «Un nato da eterologa può chiedere informazioni su un partner, per sapere se è suo parente biologico»? Il rischio, con l’esistenza di numerosi figli di uno stesso donatore, è di rapporti incestuosi. E ancora: chi può avere accesso all’eterologa, uno solo o entrambi i componenti della coppia? Nel secondo caso, «il nato non avrebbe alcun legame biologico con i genitori sociali». Ma se si ammettesse questa possibilità, «andrebbe valutata anche la possibilità analoga, cioè l’adozione di embrioni».Poiché esiste «un vero e proprio mercato internazionale di gameti, embrioni, "maternità surrogata" (cioè uteri in affitto), con pesanti forme di sfruttamento soprattutto a carico di giovani donne povere», ma il decreto 191/2007 prevede che «la donazione di tessuti e cellule è volontaria e gratuita», per Eugenia Roccella «sarebbe di grande importanza normare questo punto attraverso una legge, che prevedesse anche sanzioni specifiche». E poi: è possibile la cessione di gameti tra familiari e consanguinei? Infine, «è necessario poter sempre garantire una piena tracciabilità dai donatori ai nati, per ovvi motivi di diritto alla salute». Sono tutte questioni che «non possono essere affrontate su un piano meramente ideologico ma interpellano le singole coscienze».L’appello «alla consapevolezza e alla responsabilità» trovava già ieri in Parlamento degli echi positivi. «La sentenza della Consulta – osserva Giuseppe Fioroni del Pd – ci riporta a quando la fecondazione eterologa era stata consentita dal ministro Degan. Tutti noi abbiamo chiari i limiti di un’applicazione fondata su circolari o semplici atti amministrativi, che anche alla luce di recenti fatti (la vicenda dell’Ospedale Pertini a Roma, ndr) interpellano il legislatore a prendere provvedimenti che garantiscano un’applicazione delle decisioni della Consulta in termini di sicurezza e di tutela di tutti coloro che ricorreranno a questa tecnica». Tutela e garanzia «che evitino rischi o speculazioni ai cittadini».Piena disponibilità all’appello di Eugenia Roccella da parte di Antonio Palmieri di Fi: «Un intervento legislativo è necessario, il parlamento deve fare la sua parte: è impensabile lasciare l’iniziativa ai magistrati». E c’è chi già pone alcuni punti fermi: «Ci sono le sentenze – osserva Paola Binetti dell’Udc – e c’è il contesto medico e scientifico che negli ultimi dieci anni è cambiato. Le norme devono fare i conti con tutto ciò. Ciò che deve restare fermo sono il valore primario della vita fin da concepimento e il diritto dell’embrione, a partire dal poter avere un padre e una madre».
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