«Non possiamo non apprezzare la decisione del governo di rinunciare a intervenire per decreto sulla fecondazione artificiale eterologa, rimandando tutto ad un dibattito parlamentare». È positivo il commento di Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, alla decisione del governo di rimandare la decisione sulle regole per attuare la fecondazione eterologa nel nostro Paese al Parlamento. «Apprezziamo in particolare – aggiunge – che siano state accolte le richieste di prudenza avanzate nei giorni scorsi dal mondo pro-life italiano. Lasciare l'esame della materia al Parlamento, peraltro assorbito da complessi ed urgenti temi istituzionali ed economici, non può significare creare una terra di nessuno in cui ognuno può fare ciò che vuole. Deve restare ben saldo il principio che prima di consentire l'eterologa devono esserne definiti confini e modalità. Alta dovrà essere la sorveglianza contro le fughe in avanti dei soliti noti. In particolare sarà necessario evitare che si realizzi il copione che abbiamo già visto in altre occasioni: costruire situazioni di fatto che le leggi, a posteriori, non possono che riconoscere e normalizzare». Casini allude alle dichiarazioni che sin dalle prime ore dopo la decisione del governo sono arrivate da imprenditori privati interessati a liberalizzare il mercato e a non attendere nuove regole. «A Regioni e strutture ospedaliere – aggiunge Casini – si dovrà impedire di aggirare lo stand-by e di muoversi come se fossero corpi autonomi ed indipendenti. E a strutture private, ansiose di aprire un nuovo e ricco mercato si dovrà insegnare la pazienza non solo con predicozzi paternalistici ma con l'autorità e i mezzi di uno Stato che non abdica al dovere di indicare, per il bene dei cittadini nati o non ancora nati, il confine tra lecito ed illecito».
Sulla stessa linea Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica: «Penso che la legge sia una scelta giusta, perché consente una regolamentazione complessiva, sistematica, di tutto ciò che la legge 40 non ha esplicitamente regolato a seguito di tutti i cambiamenti che ci sono stati nella giurisprudenza». Il problema della legge, aggiunge Palazzani intervistata dalla Radio Vaticana, «è che si tratta di una procedura lenta, perché ovviamente implica una discussione parlamentare, ci sono molto problemi etici in ogni singolo aspetto della nuova regolamentazione. L'altro problema della legge è che una eventuale revisione richiederebbe tempi altrettanto lunghi. Quindi, nell'ambito della bioetica ci siamo accorti che i problemi della biolegislazione sono dati proprio dalla lentezza e dalla rigidità di certi meccanismi, che non riescono a stare al passo rispetto a tutti i nuovi problemi che emergono da progresso scientifico». È certo però che la sentenza della Corte Costituzionale «non era assolutamente sufficiente, perché dare il via all'eterologa in realtà è un percorso che deve essere regolato in modo molto chiaro e preciso rispetto, ad esempio, alla selezione dei donatori, al numero di donazioni per donatore, alla donazione, soprattutto degli ovociti femminili, che può nascondere un mercato». Punto fermo per regolamentare questo terreno delicatissimo, secondo Laura Palazzani, è «il diritto dei nati a conoscere le proprie origini», un «punto inesorabile» che va «accolto quale che sia la prospettiva etica, perché il problema delle nuove tecnologie non è solo il diritto di chi accede alle nuove tecnologie, ma è anche il diritto di chi nasce. E in questo caso nella nascita da eterologa il bambino ha diritto a conoscere le modalità in cui è stato concepito e soprattutto conoscere qual è la sua origine: l'origine genetica innanzitutto, perché altrimenti questo gli creerebbe uno svantaggio da un punto di vista medico, ma anche la sua origine geografica, perché, in qualche modo si è percepito ormai da tutti gli studi sull’eterologa che i bambini che nascono da questo procedimento sentono l'esigenza di ricostruire le proprie origini».