Continua giustamente a suscitare riflessioni e interventi la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, della quale nei giorni scorsi è stato ricordato il 25° anniversario dell’approvazione da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Si tratta di un accordo internazionale da collocarsi nell’alveo della Dichiarazione dei diritti del fanciullo approvata dalla stessa Assemblea Onu il 20 novembre 1959, la quale contiene importanti riferimenti alla tutela della vita prenatale. In particolare, nel terzo paragrafo della Dichiarazione si afferma che «il fanciullo, a causa della sua immaturità fisica e intellettuale, ha bisogno di una particolare protezione e di cure speciali compresa una adeguata protezione giuridica, sia prima che dopo la nascita». La Dichiarazione, inoltre, assicura al bambino come alla madre «le cure mediche e una protezione sociale adeguata, specialmente nel periodo precedente e seguente alla nascita». I princìpi ora ricordati sono stati ripresi nella Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che nel preambolo fa espresso richiamo a quello della Dichiarazione dei diritti del fanciullo, e inoltre proclama, all’articolo 6, che «ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita». Altro caposaldo della Convenzione è l’affermazione che «in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente».Com’è lontana la realtà dei nostri giorni da queste proclamazioni così importanti, formalmente sottoscritte da ben 194 Stati: si pensi ai bambini soldato, a quelli oggetto di abusi, a quanti soffrono e muoiono per la fame... Anche nell’Occidente ricco non mancano clamorose violazioni della Convenzione, a partire da quella del diritto alla vita del concepito.Impegnarsi per fronteggiare queste situazioni e proteggere i diritti dei fanciulli è una delle tappe più importanti in quella promozione di quell’«ecologia umana» a cui ha esortato Papa Francesco – ancora, con forza, nel discorso al Parlamento europeo di Strasburgo – parlando dell’importanza della famiglia e della complementarietà tra uomo e donna.