sabato 4 marzo 2017
Il tribunale pugliese vara un provvedimento per risolvere le controversie sui figli al momento della separazione. I due ex dovranno ora osservare alcune linee guida in nome della bigenitorialità
Affido condiviso, Brindisi fa scuola
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Dopo dieci anni all’entrata in vigore della legge sull’affido condiviso, arrivano le linee guida vincolanti per colmare la divaricazione tra le prassi e la norma. Il merito va alla sezione civile del tribunale di Brindisi, dove venerdì sera la presidente Fausta Palazzo, ha presentato un testo destinato a fare scuola. Si tratta di una serie di indicazioni concrete per superare le controversie che, al momento della separazione, spesso mettono i genitori l’uno contro l’altra e impediscono quindi di arrivare a scelte realmente condivise per il bene dei figli. Una situazione di conflittualità permanente che si accende su quelli che potrebbero apparire dettagli trascurabili – chi va a prendere il bambino a scuola, chi firma la pagella, chi paga la rata della palestra – ma che vanno ad accrescere la sofferenza di vedere i genitori andare ciascuno per la propria strada.

«La legge del 2006 – fa osservare la presidente Palazzo, che è anche responsabile della sezione famiglia – ha fissato una serie di principi ragionevoli che però, per vari motivi, non è mai stato possibile tradurre in prassi. Ora le nostre linee guida puntano ad affermare concretamente il principio della bigenitorialità, cioè della pari responsabilità educativa dei genitori anche quando la famiglia si disgrega».


Punti «essenziali e qualificanti» dell’accordo – un tentativo simile è già stato fatto al Tribunale di Perugia – sono la scelta della "residenza abituale" che potrà anche essere diversa dalla residenza anagrafica. Indicazione importante perché permetterà a entrambi i genitori di partecipare in maniera attiva e paritetica alla quotidianità dei figli, «superando l’obsoleta distinzione tra genitore accudente e genitore ludico».

Altro punto di accordo preventivo al momento della separazione riguarderà l’assegnazione della casa familiare, le varie forme di mantenimento – comprese le cosiddette spese straordinarie – l’ascolto del minore e l’incentivazione del ricorso alla mediazione familiare. Le linee guida hanno in allegato anche un modulo con le "istruzioni per l’uso" redatto con la collaborazione dell’associazione "Crescere insieme", di cui è presidente nazionale il giurista Marino Maglietta, che osserva: «Ora l’obiettivo è quello di condividere questo testo con altri tribunali. Se queste linee guida venissero adottate su base nazionale la riforma della legge 54 del 2006, di cui tanto si parla, potrebbe non risultare così inderogabile».


Com’è noto la legge sull’affido condiviso, pur partendo da presupposti concettualmente condivisibili, non è però riuscita ad incidere sull’impermeabilità di certa magistratura e non ha rovesciato alcune cattive abitudini. Prima del 2006 i figli venivano assegnati nel 93% dei casi alla madre. Dopo, in nove casi su dieci, il "genitore collocatario" è rimasto sempre lei, obbligando spesso i padri a spendere una fortuna per veder garantito un diritto che avrebbe dovuto invece essere riconosciuto dalla legge.

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