
Alcune bambine della primaria Faes
«Sembra un miracolo... Provo una infinita riconoscenza verso i tanti genitori che si sono prodigati in mille modi: perché questa è una scuola dei genitori. Dio compie imprese impossibili». Dei sette fondatori delle Scuole Faes, l’istituzione educativa milanese che sta celebrando i suoi “primi” cinquant’anni, l’ingegner Mario Viscovi è uno dei pochi rimasti. Nei suoi occhi, oggi, la gioia di una realtà nata come un minuscolo seme e divenuta un albero con rami, foglie e frutti, come la ritrae lo storico logo. Madri e padri giovani di allora – anni Settanta, spazzati dal vento di ideologie ostili alla libertà di educazione e alla famiglia – presero in mano il destino scolastico dei propri figli, aprendo una scuola coraggiosa e innovativa: proprio mentre il carisma e la responsabilità genitoriale veniva messa in discussione, un gruppo di amici sceglieva di affermare la bellezza, prima ancora che il diritto, di attrezzare un percorso educativo in piena armonia con la scuola statale ma del tutto indipendente. Era la profezia impavida di quella che 25 anni dopo sarebbe diventata “scuola paritaria” ma che dovette fronteggiare l’ostilità di chi non tollerava tanta libertà e di notte entrava nelle sedi per vandalizzarle (il crocifisso mutilato in un raid e testimone di quel clima è oggi nella stanza del cappellano).

Il cortile della sede di via Amadeo (dalla materna alle medie) - -
Il sogno era troppo nitido per lasciar perdere: genitori per genitori, un’alleanza educativa aperta a chiunque, senza escludere nessuno per fede o censo, e insegnanti che “lasciarono tutto” credendo a quell’idea di responsabilità condivisa. Viscovi ha parole commosse per loro: «Tanti hanno rinunciato al posto di ruolo nello Stato per aderire alla proposta del Faes», una generosità che – unita a quella di «cappellani sempre fedeli» e «munifici amici che ci hanno permesso di sopravvivere nei periodi più difficili» – ha reso possibile «questo sogno che si avvera anche oggi». Scuola dalle radici saldamente cristiane, pur non confessionale, il Faes (Famiglia e Scuola, e dentro c’è tutto un cammino) conta su risorse umane, culturali e spirituali sempre nuove: «Abbiamo superato numerosi ostacoli – ricorda ancora Viscovi – perché le molte preghiere di tanti hanno creato un clima di gioia contagioso che è diventato il nostro biglietto da visita». I cinquant’anni attraversati dal Faes, realtà oggi in grado di coprire dalla materna ai licei con centinaia di famiglie coinvolte, hanno visto un’accelerazione della storia che sulla scuola italiana ha esercitato una pressione crescente, Proprio nelle continue sfide di una società in tumultuoso cambiamento l’idea portante del Faes ha trovato una conferma: «Abbiamo scelto di prenderci cura di ogni studente singolarmente e nella sua interezza con il tutoraggio personalizzato e il “gruppo classe” – testimonia l’ex senatrice Paola Binetti, che del Faes è stata a lungo una delle anime pedagogiche –. La didattica attiva è iniziata allora: i progetti crescevano insieme agli studenti, gli abbiamo sempre dato fiducia, perché qui sono loro i veri protagonisti».

L'esterno della scuola dal cortile - -
Dalla famiglia alla scuola e ritorno: un circolo che trabocca di virtù. In molteplici direzioni: «La gioia più grande – dice ancora Viscovi – è senza dubbio il bene che hanno ricavato le famiglie, compresa la mia. Tanti hanno anche imparato che il matrimonio può essere la via maestra per la santità dei genitori e dei figli e per vivere una quotidianità esemplare». Un tesoro dietro e oltre i banchi, destinato a dare nuovi frutti nell’incontro con le famiglie che ancora sceglieranno le scuole Faes. Lo sguardo degli inizi è fresco come allora (lo si incontra nel bel video celebrativo “50 anni Faes” su Youtube): «Occorrono nuovi genitori capaci di dedicarsi con amicizia e competenza ad altri genitori – sorride l’ingegner Viscovi – aiutandoli con l’esempio e l’orientamento. Occorre, come 50 anni fa, una grande fede che ce la possiamo fare. E che ce la faremo».