Sul suo sito personale Prof 2.0 si possono leggere integralmente le puntate settimanali della giovane e bella rubrica di Alessandro D'Avenia, "Letti da rifare", nata un anno fa sul "Corriere della Sera", e conviene prendersi il tempo per farlo. Queste riflessioni sono rivolte programmaticamente a genitori e figli adolescenti: non solo ai secondi, ma anche ai primi allude il titolo, perché noi adulti non dobbiamo rinunciare a educare, anche con l'esempio. Sono testi lunghi (specie se misurati con il metro di un quotidiano) e pensati, costruiti dal popolare insegnante-scrittore legando insieme dati d'attualità, esperienze personali e riferimenti letterari e spirituali; l'ispirazione cristiana è riconoscibile, ma spesso non è esplicitata. Ogni passaggio è orientato a convincere i lettori dello specifico compito che, nell'ultimo paragrafo, viene loro assegnato. Particolarmente coinvolgente mi è parso l'ultimo post uscito ( tinyurl.com/y464o5qc ), al quale infatti sulla pagina Facebook personale di D'Avenia, forte di quasi 300mila follower (50mila quelli su Twitter) sono stati tributati duemila tra like e condivisioni (mentre sulla pagina Facebook del quotidiano ha riscosso scarso interesse). Si tratta di un accuratissimo ricamo che prende spunto dall'apologo del pellegrino e dei tre spaccapietre, uno solo dei quali non si lagna della fatica perché sa qual è il senso, invisibile agli altri due, del suo lavoro: «Sto costruendo una cattedrale». Su questo tessuto l'autore prende a intrecciare l'emozione suscitata dall'incendio della cattedrale di Notre-Dame, «metà visibile dell'invisibile», con la più celebre tra le citazioni del Piccolo Principe, quella che recita: «Non si vede bene che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi». Il compito finale è «cercare il "rabdomante del simbolico"», ovvero quel «principe interiore» che «indica il lato invisibile delle cose attraverso il visibile» e che si incontra «nel silenzio, nella lettura, nella preghiera, nell'amicizia, nel dono di sé, nel dolore».
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