Tutti abbiamo le nostre “catene”, tutti in qualche modo siamo alla ricerca di una strada che ci porti alla vera libertà. Milioni di persone nel mondo sperimentano questa tensione sulla propria pelle, come autentica ricerca di fuga dalla schiavitù. Su questo cammino di liberazione abbiamo una patrona speciale, una schiava divenuta testimone della libertà più grande, santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana morta a Schio (Vicenza) nel 1947. Era nata nel 1868 in Darfur e tra il 1877 e il 1882 passò, come schiava, da un padrone all’altro, tra atroci sofferenze e umiliazioni. Venne poi comprata dal console italiano di Karthoum, Callisto Legnani, che, una volta tornata in Italia la affidò a una famiglia di amici di Mirano (Venezia), i Michieli. Divenuta la bambinaia della loro figlia, Alice, Bakhita per un periodo – mentre i genitori si erano dovuti spostare sul Mar Rosso – venne inviata assieme alla bimba nel collegio retto dalle Canossiane a Venezia. Qui conobbe Cristo, che donò una nuova luce alla sua vita. Cominciò così per lei un nuovo cammino che l’avrebbe portato alla consacrazione. Nel 1890, dopo essere riuscita a farsi riconoscere libera cittadina italiana, ricevette il Battesimo e nel 1896 emise i voti. Visse poi il suo ministero da religiosa a Schio, dove per 50 anni, dopo un inizio non facile anche a causa del colore della sua pelle e dei pregiudizi, fu un esempio di santità umile e quotidiana.
Altri santi. Evenzio, vescovo (IV sec.); san Girolamo Emiliani, fondatore (1486-1537).
Letture. Romano. 1Re 11,4-13; Sal 105; Mc 7,24-30.
Ambrosiano. Sap 18,20-25a; Sal 104 (105); Mc 11,15-19.
t.me/santoavvenire
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