Combinando la tecnologia Crispr con una proteina progettata tramite l'intelligenza artificiale è possibile risvegliare i singoli geni dormienti disabilitando gli "interruttori di spegnimento" chimici che li silenziano. Questa innovativa tecnica che combina la frontiera dell'editing genetico con quella dell'AI è stata descritta in un articolo sulla rivista Cell Reports.
L'approccio innovativo consentirà ai ricercatori di comprendere il ruolo che i singoli geni svolgono nella normale crescita e sviluppo cellulare, nell'invecchiamento e in malattie come il cancro. Questa è la certezza di Shiri Levy, un borsista post-dottorato presso l'UW Institute for Stem Cell and Regenerative Medicine (Iscrm) della University of Washington – School of Medicine di Seattle e autore principale dell'articolo.
La nuova tecnica controlla l'attività genica senza alterare la sequenza del Dna del genoma prendendo di mira le modifiche chimiche che aiutano a impacchettare i geni nei nostri cromosomi e a regolare la loro attività. Poiché queste modifiche si verificano non in ma sopra i geni, sono chiamate epigenetiche, dal greco epi, "sopra": sopra i geni. Le modificazioni chimiche che regolano l'attività genica sono chiamate marcatori epigenetici.
Gli scienziati sono particolarmente interessati alle modificazioni epigenetiche perché non solo influenzano l'attività genica nella normale funzione cellulare: i marcatori epigenetici si accumulano con il tempo, contribuiscono all'invecchiamento e possono influenzare la salute delle generazioni future mentre possiamo trasmetterli ai nostri figli.
Questa innovazione in cui la frontiera del possibile non è più il capire dell'uomo ma il potere della macchina cosa significa? Cosa succederebbe se il premio Nobel per la Medicina nel 2023 lo vincesse una macchina? Dobbiamo arrenderci all'idea di un'umanità sconfitta dal suo stesso progresso? Le difficoltà e le trasformazioni che ha conosciuto l'Occidente industrializzato nel primo dopoguerra hanno fatto emergere una serie di dubbi sulle capacità dell'uomo di saper gestire la complessità tecnico-sociale che egli stesso andava producendo. Queste riflessioni sono state raccolte ed elaborate dai postumanisti. Tuttavia, anche se il Nobel fosse di una macchina, questo strumento che può donarci nuovi potentissimi farmaci e nuove conoscenze del nostro corpo, ma anche terribili armi biologiche, conta ancora su di noi per fare il bene o il male.
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