Rileggere Saint-John Perse (1887-1975) è un'emozione metafisica e linguistica rigenerante e il confronto delle traduzioni dal francese aiuta ad avvalorare l'originale.Anabase, il suo poema più celebre (1924), fu quasi subito tradotto in italiano da Ungaretti e in inglese da Eliot; la traduzione tedesca affaticò Rilke, Hoffmansthal, Benjamin. E ci vuole un bel coraggio a ritradurre in italiano dopo il grande «Ungà», coraggio che in tempi recenti hanno avuto Giorgio Cittadini (Ecig, 2000), e la giovane Rossella Pedone (Raffaelli, 2010). Il paragone è allettante.Anabasi è un poema cosmico, racchiuso fra due brevi Canzoni: quella iniziale narra di una nascita («Nasceva un puledro sotto le foglie di bronzo»); nella conclusione («Fermo il mio cavallo sotto l'albero pieno di tortore»), l'uomo adulto cede il passo al poeta («Ma di mio fratello il poeta ci giunsero notizie. E qualcuno ne venne a conoscenza»). Nell'ampio corpo del poema, un viandante percorre grandi spazi, fonda una città, per poi riprendere il cammino.Nella seconda sezione, si attraversa «un paese d'alte pendici a melisse, dove mettono ad asciugare il bucato dei Grandi». Ungaretti: «Scavalchiamo la veste della Regina, tutta di merletto con due fasce bige (ah! come l'acido corpo di donna sa macchiare una veste al punto dell'ascella!) // Scavalchiamo la veste di Sua figlia, tutta di merletto con due fasce di vivo colore (ah! come la lingua della lucertola sa cogliere le formiche al punto dell'ascella!)».Cittadini: «Scavalchiamo la veste della Regina, tutta di merletto con due ritagli di colore bigio (ah! come l'acido corpo della donna sa macchiare una veste al punto giusto dell'ascella!) // Scavalchiamo la veste di Sua figlia, tutta di merletto con due ritagli di colore vivo (ah! come la lingua di lucertola sa cogliere le formiche al punto giusto dell'ascella!)».Pedone: «Scavalchiamo la veste della Regina, tutta di trina con due strisce di colore spento (ah! come l'acido corpo della donna sa macchiare una veste all'angolo dell'ascella!) // Scavalchiamo la veste di Sua figlia, tutta di trina con due strisce di colore acceso (ah! come la lingua della lucertola sa cogliere le formiche all'angolo dell'ascella!)».Gli spostamenti sono minimi: per Ungaretti e Cittadini le vesti della Regina e della figlia sono di «merletto»; per Pedone, di «trina», e forse è meglio per l'affollarsi delle «t» («tutta di trina», anziché «tutta di merletto»). Le bandes de couleur bise originali diventano «fasce bige» per Ungaretti, «ritagli di colore bigio» per Cittadini, e «strisce di colore spento» per Pedone (meglio la sintesi di Ungaretti).Nessuno dei tre, tuttavia, dà ragione del passaggio dalla macchia «al punto dell'ascella» (Ungaretti) o «al punto giusto dell'ascella» (Cittadini) o «all'angolo dell'ascella» (Pedone), alla lingua della lucertola alle prese con le formiche. Lo stesso Saint-John Perse lascia l'ambiguità, usando prima e dopo la stessa espressione à l'endroit de l'aisselle. Ma Joëlle Gardes Tamine, dell'Università della Provenza e già presidente della Fondation Saint-John Perse, ha spiegato che «la stessa parola "ascella", rinvia nel primo versetto alla parte del corpo, mentre nel secondo è un termine botanico che indica l'angolo formato da una foglia e il ramo al quale si raccorda» (e Cittadini dovrebbe saperlo, perché il saggio di Joëlle Gardes Tamine è in postfazione al suo libro).Meraviglioso, fulmineo passaggio del poeta, enciclopedista di scienze naturali, dal femminile al vegetale! Queste sono le scoperte riservate al lettore di Saint-John Perse che nel discorso per il Nobel 1960 affermò: «Con la sua adesione totale a ciò che è, il poeta mantiene per noi il legame con la permanenza e l'unità dell'essere».
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