Per non illudermi e disilludermi di continuo, per tenere le idee chiare e distinte, ho deciso da molti anni che, come la poesia sono i poeti e la critica sono i critici (ma si potrebbe continuare) così la politica non è un'idea ma sono i politici, sono coloro che la fanno. E se la fanno soprattutto a proprio vantaggio, o non combinano granché, allora le migliori definizioni di che cos'è politica sono quelle che definiscono i politici viventi e operanti e poco idealizzabili.Una sola correzione a questo ragionamento: che come chiunque, anche i politici migliorano o peggiorano secondo le circostanze, subiscono il contagio dell'ambiente. Ora, come si sa, l'ambiente politico è un ambiente competitivo nel quale la prima cosa che conta non è governare bene ma vincere o perdere nella lotta con gli avversari. Almeno l'80 per cento delle proprie energie un politico attivo le usa per combattere gli avversari e prevalere sui concorrenti. Bisogna esibire buoni propositi e dichiarare belle idee. Ma la verità non è nelle belle idee, è nella qualità umana e morale di chi se ne appropria.Un'idea giusta nelle mani di un disonesto è più pericolosa (più ingannevole) di un'idea sbagliata nelle mani di un uomo onesto.Per questo è bene diffidare delle ideologie, confezionate per sembrare tutte giuste. Come osservò Tocqueville studiando la democrazia in America fra il 1830 e 1840, più che le idee generali e le teorie, quello che contava per gli americani erano le leggi ben concepite per essere applicate e soprattutto i costumi. Senza abitudini democratiche, senza una continua esperienza di comportamenti e ordinamenti democratici, la democrazia si volatizza. Negli anni Trenta del Novecento i sociologi-filosofi della Scuola di Francoforte studiarono la "personalità autoritaria". La democrazia ha bisogno di individui che abbiano un "carattere democratico" e abitudini democratiche, sia nelle istituzioni che nella vita di tutti i giorni.E questo carattere si forma in famiglia e a scuola.