Spettacolo che cuce a sua misura tutta la tv
martedì 18 febbraio 2025
Il Festival di Sanremo è un format essenzialmente televisivo perciò ne parliamo anche in questa rubrica a bilancio di una settimana che ha monopolizzato l’attenzione degli italiani con ascolti e share che una volta avremmo definito «bulgari». La media totale delle cinque serate ha superato i 12 milioni di telespettatori con oltre il 66% sintonizzati su Rai 1 tra tutti coloro che alla stessa ora guardavano la tv. Ma si sono registrate anche punte di quasi 17 milioni di telespettatori con uno share vicino al 90%. Il Festival di Sanremo è dunque da tempo concepito per la tv, non certo per il pubblico in sala all’Ariston, che anzi si deve adattare alle esigenze televisive. Non ci si alza quando ci sono le telecamere accese. Lo si può fare quando la linea passa alla pubblicità, ma bisogna essere lesti a tornare al posto. Che sia sempre più pensato in funzione della messa in onda lo dimostra anche il fatto che il direttore artistico del Festival ormai coincide sempre con il conduttore, che è soprattutto un uomo di televisione. Ad esempio sia Amadeus che Carlo Conti hanno una conoscenza della musica leggera che gli deriva dall’essere stati dj in gioventù, ma poi gran parte della loro carriera si è svolta di fronte alle telecamere. Non a caso Conti, che tra l’altro è l’uomo immagine per eccellenza della Rai grazie alla sua fedeltà all’azienda, ha impostato questo suo quarto Sanremo anche sul ritmo, ben sapendo quanto siano importanti i tempi televisivi. Persino la vera rivelazione di questo Festival, ovvero Lucio Corsi, che ha ricevuto giustamente grandi apprezzamenti, è un «prodotto televisivo», nel senso che si è imposto all’attenzione di un pubblico più vasto del suo abituale attraverso la terza stagione della serie tv Vita da Carlo nella quale Verdone immagina proprio di essere direttore artistico del Festival di Sanremo e di scoprire Corsi in un locale romano accompagnato da Roberto D’Agostino. Tra l’altro il giovane cantautore toscano, nella serata delle cover, ha duettato con Topo Gigio, un pupazzo che è nato e vive per la tv. Fuori da lì non ha senso. Dal vivo, con i suoi venti centimetri d’altezza, dalla galleria dell’Ariston nemmeno lo vedono. Invece, di fronte allo schermo, anche la musica a Sanremo è musica da vedere prima ancora che da ascoltare. Un Festival televisivo attraverso il quale la televisione si autopromuove (vedi i tanti ospiti in promozione dei loro lavori) e al quale la Rai piega il resto dei programmi a partire dai telegiornali. Metà Tg1 nei giorni del Festival è dedicato a Sanremo a scapito di notizie ben più importanti. Grazie a RaiPlay è stata resa televisiva anche la quotidiana conferenza stampa un tempo ad esclusivo appannaggio dei giornalisti. Per la Rai Sanremo è dunque l’evento televisivo dell’anno, anche a motivo di una raccolta pubblicitaria che ha superato i 65 milioni di euro. © riproduzione riservata
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