Quando, qualche giorno fa, Open AI (la società di ChatGPT) ha divulgato alcuni video creati dal suo nuovo programma Sora, capace di realizzare filmati anche di 1 minuto a partire da testi, la prima reazione è stata di stupore. Innanzitutto perché sono molto realistici, persino quelli più fantasiosi come uno che ritrae due cani golden retriever mentre davanti a due microfoni registrano un podcast su una montagna. Quelli di maggior effetto sono quelli con le riprese (create dall’intelligenza artificiale) di una baia come se fossero fatte da un drone, con una donna che cammina di notte per le strade di Tokyo e con un gruppo di ragazzi che chiacchiera al bar. Si trovano facilmente in rete digitando su un qualunque motore di ricerca le parole «video Sora».
Per ora Sora non è disponibile al pubblico, ma solo a un gruppo di designer, artisti e videomaker selezionati da OpenAI. Ma quello che vediamo basta e avanza per obbligarci a qualche riflessione. Per OpenAI questo programma (e i suoi simili come Lumiere di Google e Gen-2 di Runway) libera «un potenziale creativo illimitato». Ma proprio perché illimitato può fare danni enormi. Ci sembra già di vederli i nuovi produttori di filme
tv che si fregano le mani pensando che basterà loro arruolare un piccolo gruppo di lavoro per creare prodotti di successo, senza bisogno di attori e presentatori, di maestranze e del pubblico in studio. Basterà istruire sistemi di intelligenza artificiale come Sora, dando loro i comandi e le indicazioni di cui hanno bisogno, per avere folle plaudenti e star affascinanti, luoghi da sogno e scene di ogni tipo. In fondo, per alcuni, sarà come creare dei nuovi videogiochi che simulano mondi reali. OpenAI ha promesso che vigilerà ma sappiamo come funziona. Se per chi produce diventerà più conveniente usare l’intelligenza artificiale al posto di uomini e scenografie, farà come da tempo sta già facendo con la computer grafica che in certi film ricrea complicate battaglie e mondi virtuali, dando vita a scene spettacolari. Mi serve, mi aiuta, mi conviene, la uso. Fine della discussione. Invece, stavolta più che mai, dovremmo discuterne. Non tanto e non solo per difendere e preservare il valore narrativo del cinema e un certo modo di fare televisione, ma anche e soprattutto
perché (lo ripetiamo) per i suoi creatori Sora ha «un potenziale creativo illimitato». Illimitato e quindi senza regole o etica. Al punto che in gioco non c’è solo una potenziale minaccia per il mondo del cinema e della tv ma un nuovo attacco alla verità e alla sempre più difficile comprensione da parte di tutti noi di ciò che è vero. Con Sora e programmi simili sarà sempre più semplice creare anche «filmati reali» con protagonisti personaggi famosi e non, che fanno e dicono cose che non farebbero o direbbero mai. Potremo simulare video di omicidi e orge, di violenze e deliri, di comizi allucinati o con segreti inconfessabili. In potenza sarà possibile creare tutto e non si salverà nessuno: né le persone qualunque né i leader politici o i personaggi famosi. La prima domanda, quindi, che dovremmo farci dopo essere rimasti ammirati dal realismo di questi nuovi video è: riusciremo nel frattempo a costruire regole e sistemi che magari utilizzando l’intelligenza artificiale ci aiutino a scoprire e indicare chiaramente i falsi? E ancora: riusciremo nel frattempo a imparare tutti che non possiamo e non dobbiamo più credere a ciò che vediamo, senza avere fatto anche verifiche importanti? © riproduzione riservata
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