Lupus complesso! La “tradizione” è importante, tra fede e storia della Chiesa. Oggi in nome di certa “tradizione” e contro il Vaticano II qualcuno ha rotto la comunione ecclesiale, ma c'è qualche curiosità. “Aleteia” (23/1) titolo: «Gli evangelici sono più cattolici di quanto immaginano». Leggi: i protestanti credono nella Trinità, ma questa «non appare in modo esplicito nella Bibbia» giacché l'unica base biblica – 1Gv 5, 7-8 – è interpolazione tardiva, e allora la loro fede è nella Tradizione! La cosa vale anche per Incarnazione e Divinità di Gesù, perché in senso pieno alla fede in esse si giunse con il Concilio di Calcedonia (451)! Idem anche per la Gerarchia e altri punti di fede. Dunque tutti tradizionalisti, anche gli evangelici. Che dire? L'entusiasmo, se sincero, tradisce già alla radice: la Trinità, esplicitamente espressa nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo è già all'inizio della Prima ai Tessalonicesi (1, 1-5), il testo più antico del Nuovo Testamento, ove trovi anche le tre virtù teologali. Dunque dire a un evangelico che comunque anche lui alla fine è cattolico, e dirlo con questi argomenti è ingenuità se non furbizia e non lo spiega neppure la nostalgia dell'unità… In tema trovi anche un'altra curiosità, di opposta intenzione. In “Welt.de” (21/1): «La Chiesa cattolica era molto più moderna un tempo». Lo storico Hubert Wolf segnala che riforme oggi proposte dai «progressisti» – sulla «scelta dei vescovi» dalle Chiese locali, sul ruolo dei laici nella pastorale, sui «poteri vescovili» un tempo anche delle «badesse», sulla collegialità effettiva nelle diocesi e nella Santa Sede, su problemi di ricchezza e povertà e persino su modelli di «una nuova immagine di famiglia e matrimonio» discussi anche al recente Sinodo – fanno tutte parte della «tradizione». Forse un po' troppo…
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