La casa di Los Angeles della fraternità francescana Poor of Jesus Christ, famiglia religiosa femminile fondata in Brasile, ha pubblicato il 2 maggio scorso sulla sua pagina Facebook un video di due minuti ( bit.ly/2yZfMH1 ). Mostra tre suore che eseguono in forma di cup song la celeberrima Preghiera di San Francesco. In capo a due settimane quel video, del quale "Church Pop" ha parlato solo qualche giorno fa ( bit.ly/2T2w1cY ), ha superato le 500mila visualizzazioni. Dopo aver consultato, nell'ordine, i miei figli e i motori di ricerca, ho appreso che le cup song (esecuzioni a cappella ritmate dal battito alternato delle mani e di bicchieri o tazze su un tavolo) sono "roba vecchia": erano diventate di gran moda digitale sei-sette anni fa, sulla scorta di una scena del film "Pitch Perfect" (un teen-musical) e dei tutorial nati nella sua scia.
Il filmato è ripreso da una camera fissa, probabilmente quella di uno smartphone o di un tablet. La scena è spoglia: un ambiente piccolo, un tavolino quadrato di foggia antiquata, Francesco d'Assisi che osserva indulgente la scena da un'icona che rimane sullo sfondo. L'esecuzione delle suore è di buon livello ma non trascendentale, la musica facile, il testo noto. Perché allora questo video ha catturato l'attenzione di un numero così grande di persone?
Perché, nella sua semplicità, è delizioso. Soprattutto nella seconda parte, quando le immagini diventano in bianco e nero (l'unico virtuosismo tecnico che le suore si sono concesse) per segnalarci che stiamo assistendo al backstage, e ci mostrano nient'altro che tre ragazze col velo che, chiuse in casa, giocano tra loro e si divertono. Volevano comunicare, in questi «tempi incerti, di dubbio e di disperazione, di buio e di tristezza», qualcosa della «perfetta letizia» francescana, che nasce, scrivono, non «perché tutto va bene» ma perché abbiamo fede «in un Dio Padre che ci protegge». Ci sono riuscite.
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