E poi? Poi arrivano quelli dell'«e poi». Infatti prima o poi – spesso sia prima che poi – battono sempre sullo stesso tasto, come quel calciatore che da anni non segna una rete: ad ogni tiro in porta prende sempre e comunque lo stesso palo. Digiuno di reti! Ieri in pagina risaltano due esempi. Il primo ("Secolo XIX", p. 23), un "intervento" a firma Antonio Sassano, che non è dell'"e poi", ma dell'"e prima". Titolo ingiuntivo e poi affermativo: «La Chiesa paghi l'Ici, ci costa più della politica». Malpelo non voleva più parlare dell'argomento… Una sola parola! Sassano pare uno che è arrivato a fine spettacolo, mentre già si chiude il sipario, ma vuole raccontare a chi c'era dall'inizio quello che lui non ha visto. A parte l'ingiunzione dall'alto di un'autorità indiscussa – si qualifica dopo la firma «candidato alle primarie del Centrosinistra» – pare singolare l'affermazione che «La Chiesa… ci costa più della politica». Che fai? Ridi: questo deve essersi perso parecchio, sulla "casta"… «Candidato alle primarie?». Sì, nel senso di Scuole. E poteva mancare l'Augias, da poco tornato dalle meritate vacanze? Non poteva, e infatti eccolo. Lui però è di quelli dell'"e poi", e infatti ieri ("Repubblica", p. 32) a un lettore preoccupato delle divisioni e dei ritardi dell'Italia risponde così: «Certo la Francia, la Spagna o l'Inghilterra erano da secoli grandi monarchie… Da noi l'unità è stata più difficile per tante ragioni». Tante? E alcune le enumera subito. E poi? E poi arriva l'"e poi". Così: «E poi nessuno di quei Paesi aveva al suo interno uno Stato teocratico deciso ad opporsi ad ogni tentativo unitario». Insomma: stessa gara, stesso tiro, stesso palo! Mai una rete. Lacrime perse…
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