Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Intorno a questa data era consuetudine che fiorissero a livello diocesano, con la collaborazione delle varie Ucsi, incontri di riflessione sul lavoro giornalistico cristianamente ispirato, spesso con la partecipazione del vescovo. La pandemia ha costretto tali incontri a trasferirsi online: ciò che è avvenuto già a partire da ieri e proseguirà nei prossimi giorni, con tanta buona volontà e un prevedibile corollario di connessioni instabili. In questa data (o alla sua vigilia) è divenuta inoltre tradizione che il Papa firmi e pubblichi il messaggio per l'annuale Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, fissata per il 2021 al 16 maggio: e questa è l'unica cosa che ieri si è ripetuta uguale a sé stessa ( bit.ly/39Xitav ). Con un tempismo da autentica agiografa digitale, Emilia Flocchini ha colto, in un post sul suo blog “Testimoni-ando” ( bit.ly/3oc7hfp ), la citazione, nel messaggio di Francesco, del beato Manuel Lozano Garrido, il primo giornalista a essere stato beatificato (2010). L'attenta Flocchini ne racconta la vita travagliata, prima a causa della guerra civile spagnola, durante la quale fu incarcerato, e poi per una grave e dolorosa malattia degenerativa, e la vera e propria vocazione giornalistica che a tale malattia è strettamente intrecciata. E poi spiega che la frase del beato Lozano che il Papa cita è il punto 4 di un suo “Decalogo del giornalista”, e che già Francesco si era riferito a lui durante l'udienza concessa all'Ucsi il 23 settembre 2019 (come riporta il sito stesso dell'associazione bit.ly/3pfZ4rJ ). Questo decalogo è davvero un testo da mandare a memoria. Mi tengo più stretto degli altri il punto 6: «Lavora il pane dell'informazione pulita con il sale del buon stile e il lievito dell'eterno. Poi offrilo affettato per avvivare l'interesse, ma non togliere a ciascuno la gioia di assaporare, giudicare e assimilare».
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