Negli ultimi decenni è cresciuta la discussione, con relative tensioni e preoccupazioni, sulla questione del genere sessuale, usando spesso il termine inglese “gender”. Tale concetto risulta complesso e spesso confuso, essendo di diverso tipo le dimensioni che sono coinvolte: biologica, psicologica, sociale, spirituale. Quindi si distingue tra sesso, maschile e femminile, su base genetico-corporea, e genere, maschile e femminile, su base socio-culturale. Il rapporto tra sesso biologico e genere risente dei diversi contesti sociali e culturali, ma ha sempre riscontrato una generale coerenza. D’altra parte si è spesso considerato come “naturale” che l’uomo e la donna abbiano determinate funzioni e ruoli sociali, spesso giustificando così discriminazioni verso la donna. Si può comprendere allora la necessità di approfondire queste tematiche, senza cadere in approcci teorici che diventano “ideologia”, perché in effetti si è assistito a una convergenza di alcuni movimenti di pensiero che hanno favorito una visione ideologica della sessualità umana: il movimento femminista, ispirato da Simone De Beauvoir con l’affermazione «donna non si nasce, ma si diventa»; l’approccio medico-psicologico dagli americani John Money e Robert Stoller, il movimento per i diritti delle persone omosessuali. Il tutto ha portato a una visione destabilizzante e della sessualità maschile e femminile, scomposta nelle sue varie componenti (corporea, psichica e spirituale) che ciascuno potrebbe riassemblare secondo la propria libertà fino alle forme più strane (“queer”). Sullo sfondo si intravvede la tendenza a un approccio “strumentale” del corpo, una esaltazione assoluta della libertà dell’individuo, la pretesa di eliminare la differenza maschile e femminile, ponendo l’io in maniera “fluida”, malleabile, ma alla fine, purtroppo spesso, sofferente per una grave crisi di identità.
Un interrogativo che più ha preoccupato in questi anni riguarda l’educazione dei bambini. Un documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica così si esprime: «Nell’intraprendere la via del dialogo sulla questione del gender nell’educazione è necessario tener presente la differenza tra l’ideologia del gender e le diverse ricerche sul gender portate avanti dalle scienze umane. Mentre l’ideologia pretende, come riscontra Papa Francesco, “di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili”, ma cerca “di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini” e quindi preclude l’incontro, non mancano delle ricerche sul gender che cercano di approfondire adeguatamente il modo in cui si vive nelle diverse culture la differenza sessuale tra uomo e donna». Per cui nell’ambito educativo, ma anche in generale, la Chiesa è chiamata/provocata a una più approfondita relazione sul rapporto uomo-donna, sulle coordinate antropologiche riguardanti la corporeità e la sessualità, promuovendo relazioni sempre più autentiche e significative nel rapporto positivo tra maschile e femminile, tra natura e cultura (cfr. Aristide Fumagalli La questione gender, 2015).
Cancelliere
Pontificia Accademia per la Vita
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