Gettare ponti di pace e testimoniare la verità, in mezzo alle persone di ogni tempo e di ogni luogo: è questa la missione di ogni cristiano, come ben ricorda la storia di un pastore «mite e largo nella carità» come san Sabino di Canosa. Della vita di questo santo prima dell’episcopato non sappiamo molto, forse era nato nel 461 e divenne vescovo di Canosa nel 514, succedendo a Memore. Guidò la comunità cristiana pugliese fino al 566, anno della morte. Era amico di san Benedetto da Norcia, che incontrava con una certa periodicità a Montecassino, come racconta papa san Gregorio Magno nei suoi «Dialoghi». Con il fondatore del monachesimo occidentale condivideva le preoccupazioni da pastore e si confrontava sui fatti del tempo, come l’ingresso di Totila re degli Ostrogoti a Roma del dicembre 546. Sabino, inoltre, s’impegnò a difendere l’ortodossia: dopo aver partecipato assieme a Bonifacio II al Sinodo Romano del 531, venne inviato da papa Agapito a Costantinopoli nel 535 alla guida di una commissione di vescovi per dibattere e condannare il monofisismo, eresia sostenuta dal patriarca Antimo. A Canosa, ma anche a Bari, san Sabino, che guidò la Chiesa locale per più di mezzo secolo, occupa un posto particolare come patrono.
Altri santi. Sant’Apollonia, vergine e martire (III sec.); san Marone, eremita (IV-V sec.).
Letture. Romano. 1Re 11,29-32;12,19; Sal 80; Mc 7,31-37.
Ambrosiano. Sap 19, 1-9. 22; Sal 77 (78); Mc 11, 27-33.
t.me/santoavvenire
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