In Italia cresce il consumo di polli
e di uova. È una notizia importante, anche se
a prima vista potrebbe passare fra quelle semplicemente da annotare statisticamente. Non è così, invece, perché la crescita del settore avicolo viene registrata in un periodo difficile per il resto dei consumi alimentari e zootecnici in particolare. Questo comparto, d'altra parte, è uno dei più importanti a livello europeo e non è il solo a far segnare andamenti positivi.
Secondo i dati analizzati da Confagricoltura, dunque, sono in aumento non solo la produzione avicunicola (+ 4,5%), ma anche il consumo di carni avicole (+ 4,7%). Mentre i consumi totali sono arrivati a quota un milione e 95.200 tonnellate. Buoni numeri, quindi, ai quali si aggiungono quelli relativi al fatturato che ha raggiunto i 5.300 milioni di euro (di cui 3.850 per le carni e 1.450 per le uova). Il motivo di tanto successo, secondo Confagri, è da ricercarsi nella ritrovata fiducia «che lega il produttore al consumatore italiano». Un risultato che probabilmente va attribuito al sistema di etichettatura che permette di verificare la provenienza delle carni.
Fiducia e conoscenza, d'altra parte, sembrano essere anche alla base di altri successi dell'agroalimentare nostrano. Come quello dei cosiddetti «mercatini agricoli». Secondo la Coldiretti, infatti, nell'ultimo anno queste tipologie di vendita sono triplicate e, anzi, sarebbero l'unica forma di distribuzione commerciale che ha registrato una crescita battendo nell'alimentare negozi, hard discount e ipermercati. Si tratta dell'effetto di un cambiamento nella struttura dei consumi. Oltre la metà degli italiani (53%) secondo la Coldiretti, avrebbe cambiato i luoghi in cui va a fare la spesa, tendendo ad abbandonare il dettaglio fisso tradizionale per
privilegiare i mercati rionali, le bancarelle e soprattutto gli acquisti diretti dai produttori anche nei "mercatini agricoli". A conti fatti, oggi sarebbero circa 60.700 i frantoi, le cantine, le malghe e le cascine dove è possibile comperare direttamente, ai quali si aggiungono 251 mercati degli agricoltori. Tutto questo ha dato vita ad un mercato che vale ormai circa 2,7 miliardi di euro e che non sembra accennare a diminuire.
Ma, oltre alla fiducia e alla ricerca di genuinità, in molti casi come motivazione della crescita occorre anche porre
la necessità di gestire meglio la parte riservata all'alimentazione del bilancio familiare. Una motivazione che potrebbe spingere ulteriormente questo tipo di canale commerciale visto che, secondo una indagine della Coldiretti, quasi la metà (44%) dei consumatori non effettua ancora acquisti direttamente dai produttori e non lo fa perché non sa a chi rivolgersi o dove andare. Il sostegno di queste forme commerciali, quindi, potrebbe fornire ulteriori spunti di sviluppo per l'agroalimentare italiano. A patto che venga curato anche il resto del settore: quello che, per le tipologie di prodotto, non può avere accesso a forme dirette di vendita.
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