Per singolare coincidenza, le votazioni del 25 settembre si sono svolte a ridosso di un importante appuntamento per chi ha terminato il mandato elettorale ma anche per gli eletti della nuova legislatura. Ogni anno la data del 30 settembre segna il termine "perentorio" per mantenere integra la posizione previdenziale di coloro che sospendono l'attività lavorativa perché impegnati dal mandato parlamentare. Il dipendente pubblico o privato, o di altri settori, che ricopre una carica pubblica sospende il rapporto di lavoro e si pone in aspettativa non retribuita. Interviene l'Inps che accredita contributi figurativi, a copertura del periodo di sospensione, utili per la pensione. Questa particolare contribuzione non tutela il periodo del mandato politico (perché gli interessati già maturano nel frattempo il vitalizio parlamentare) ma serve a non interrompere l'integrità della posizione Inps esistente al momento della proclamazione. Pertanto il lavoratore eletto che intende avvalersi di questa garanzia deve farne richiesta entro il 30 settembre dell'anno successivo a quello in cui è iniziato il periodo di aspettativa. Valgono quindi il 30 settembre 2022 per i precedenti parlamentari e il 30 settembre 2023 per i neo deputati e senatori, ora messi sull'avviso. Tuttavia il beneficio non è completamente gratuito. Ai parlamentari è richiesto il versamento della cosiddetta "quota a carico", cioè la parte del contributo pensionistico che grava su ogni lavoratore dipendente. Il mancato versamento di questa quota impedisce l'accredito dell'intero contributo. La domanda si inoltra esclusivamente all'Inps, mentre il versamento va effettuato presso gli uffici amministrativi della Camera e del Senato che provvederanno a riversarlo al Fondo Inps di riferimento. La prima richiesta si intende tacitamente rinnovata ogni anno. L'Inps richiede, a corredo della domanda, l'esibizione del provvedimento originale del collocamento in aspettativa (o relative proroghe), escludendo altre documentazioni alternative o dichiarazioni ora per allora. Per i liberi professionisti, diverse Casse di previdenza hanno provveduto con analoghe garanzie. Inarcassa, ad esempio, richiede il versamento della contribuzione minima. L'interessato può tuttavia integrare con particolari requisiti sia il contributo soggettivo sia il contributo integrativo.
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