San Francesco di Sales è il santo patrono dei giornalisti. Nomina antica: si trattava di scegliere un grande comunicatore e certo lui lo è stato. Ma se si tratta di giornalismo vero e proprio, inteso come siamo abituati oggi, e senza pretenderne la… santità, un grande concorrente al titolo potrebbe essere padre Carlo Cremona, prete scrittore e giornalista. Ricordo: era il 15 luglio del 2003 e lui morì davanti ai microfoni di Uno mattina, su Raiuno, al termine di una trasmissione della domenica: fino alla fine vero pioniere della comunicazione. Ottantadue anni: nato nel 1931 a Genazzano, zona Castelli Romani, primo comunicatore radio nel genere religioso, poi accompagnato a lungo anche dalle invenzioni giornalistiche di padre Virginio Rotondi, sempre alla radio. Per la tivù lo era stato il cappuccino padre Mariano da Torino. Tra l'altro fu proprio lui, padre Cremona, che per primo ebbe l'idea di commentare il sabato sera anche in radio e in tv il testo del Vangelo della liturgia domenicale. Padre Carlo, dunque: molti negli anni i suoi interventi anche qui sulle pagine di Avvenire. All'origine fu prete e monaco agostiniano, poi diocesano di Roma e parroco per 20 anni. Grande conoscitore di sant'Agostino – sua un'esemplare biografia – e anche autore di parecchi libri tra religione e attualità che incontravano insieme la speditezza dello scrivere, la conoscenza storica dei fatti e dei documenti e una benevolenza anche amichevole verso i lettori. Le sue comunicazioni per la Rai iniziano negli anni '50 e dunque lo vedono presente negli studi di Rai e Radio Vaticana fino all'ultimo minuto dell'ultimo suo giorno. La sua presenza era amichevole e cordiale con tutti anche nei corridoi della Rai, sia che si trattasse di colleghi giornalisti, anche direttori di testata, e personale tecnico o di servizio: tutti i fratelli degni di dialogo e di ascolto. In particolare sempre capace come pochi di presentare in modo corretto ed equilibrato la figura di santi, beati e personaggi storici della vita della Chiesa. Amico di moltissimi personaggi della tv e del cinema, nel 1996 commemorò pubblicamente un incontro con Marcello Mastroianni e Alberto Sordi che gli chiesero di poter girare una scena di un loro film salendo sui tetti di Santa Maria del Popolo, dove era parroco una volta incardinatosi nel clero romano. Grande fumatore: nel 1993 ebbe grossi problemi ai polmoni, sui quali scherzava sorridendo con gli amici e anche quando alla radio si discuteva sui danni del fumo. Diffidente fino all'ultimo di una religione, o meglio di un giornalismo falsamente religioso che va dietro visioni e pretesi miracolismi di lacrime che sgorgano da immagini sacre fatte oggetto di devozioni effimere e curiosità spettacolari.
Una storia poco nota: amico personale da sempre di monsignor Pasquale Macchi segretario di Paolo VI, e dello stesso Papa, del quale pubblicò una biografia esemplare, ebbe un suo ruolo – o forse meglio lo avrebbe avuto – anche nella tormentata vicenda del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro. Com'è noto il Papa aveva offerto una grossa somma nel tentativo di ottenere la liberazione e quel 9 maggio si attendeva una telefonata con l'annuncio dell'accoglienza dell'offerta, insieme con la liberazione di una brigatista. Al telefono quella mattina, pronto per accogliere la comunicazione liberatoria fu incaricato proprio padre Carlo Cremona che passò parecchie ore in attesa, fino all'annuncio crudele e concitato che segnalava freddamente in «via Caetani!» la R4 rossa con la fine delle illusioni. Deluso, padre Carlo, che non parlò mai più della vicenda. Saper parlare, e anche talora saper tacere sono certamente due caratteristiche del giornalismo esemplare. Anche in questo Carlo Cremona un esempio per tutti: confratello d'Italia.
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