Caro Tarquinio,
non riesco più a guardare un telegiornale, le notizie che scorrono sono terribili, c'è un male diffuso: guerre, femminicidi, violenze... Fanno sembrare impossibili la vita, il bene e la pace! Meno male che tra tutta questa disumanità si è levata la voce di Gino Cecchettin, le sue parole così vissute hanno aperto una prospettiva di speranza. È di questo che io – come penso ogni essere umano – ho bisogno, di vedere la speranza, di vedere che l'amore è più forte della morte e della violenza. E di Gino non ve ne è solo uno, ce ne sono tanti, facciamoli parlare, diamo loro voce!
Caro Marco Tarquinio,
Gentile Marco Tarquinio,
Informare e informarsi è, dunque, essenziale anche per far finire l’orrore della guerra, in Ucraina come in Terra Santa e in ogni dove. Solo così – cercando, assumendo e condividendo informazioni sulle guerre in atto come su ogni altra violenza e ingiustizia – si scuote e si mobilita quel gigante disorientato e distratto che l’opinione pubblica finisce spesso per essere. E questo vale persino di più in un tempo in cui troppi, attraverso i media, si spendono per alimentare bandi di arruolamento ideologico-militari e morali e per confermare linee di approvvigionamento di armi per i fronti aperti nella nuova “guerra dei mondi”, giustificando in scenari diversi ma ugualmente tragici la prosecuzione di quella che il Papa continua incessantemente a denunciare come una «follia».
Sono anch’io disposto a farmi istruire e correggere dall’evidenza dei fatti, ma non cambio idea facilmente su ciò che più importa nel leggere e affrontare la realtà. E a proposito della «sconfitta» rappresentata sempre e per tutti dalla guerra la penso più che mai come papa Francesco e come sulle pagine di questo giornale è stato più volte e a più voci scritto, documentato e commentato ben prima del primo giorno della seconda parte della guerra d’Ucraina (che tra due mesi compirà dieci anni) e sin dentro l’ennesimo riaccendersi della tragica e asimmetrica confrontation armata tra lo Stato d’Israele e il non-Stato di Palestina. So anche che tutti gli argomenti che si portano a sostegno della continuazione dello scontro armato possono essere efficacemente usati per motivare la de-escalation. Una prova la fornisce l’amministrazione Biden con l’opposta seppure, in non pochi frangenti, disorientante postura assunta nella guerra russo-ucraina e in quella israelo-palestinese…
Leggere e seguire i diversi media, compreso il nostro, non significa ovviamente approvare tutto ciò che viene pubblicato e proposto. Significa accettare di farsi aprire gli occhi, quando il lavoro di giornalisti e analisti è ben fatto, e comunque di farsi interrogare. Del resto, informare e informarsi è un esercizio di intelligenza e di libertà che impone a ciascun lettore-spettatore-ascoltatore, e non solo agli operatori dei media, di andare al cuore dei fatti per individuare le linee di più efficace resistenza alle ingiustizie e alle deformazioni propagandistiche degli strapotenti di turno, che si tratti di signori della guerra, di lobby mediatiche o di altri manipolatori e predatori di vita e di dignità, di terre e di beni, di consensi e di verità... Gli stessi che quasi sempre lesinano le informazioni sulle azioni di solidarietà, di giustizia e di pace e spesso tentano di deformarle, ignorando il bene oggettivo per gli esseri umani (specie i più poveri e vulnerabili), svalutandolo o trasformandolo addirittura in capo di imputazione. Ne so qualcosa, anche personalmente. Ma ne sa certamente di più – e l’esempio non è affatto casuale – quel mio collega bravo e generoso che si chiama Nello Scavo e del quale i lettori di queste pagine (e tanti, tanti altri) conoscono il coraggio e la dirittura.
No, non ci si può astenere. E, come già ho brevemente accennato in questo spazio di dialogo e di riflessione e più ampiamente argomentato in altri luoghi e occasioni, trovo increscioso che un’astensione politico-diplomatica sia stata e resti la posizione ufficiale del governo italiano sulla richiesta di cessate il fuoco a Gaza, dove ogni giorno si aggrava la condizione di civili inermi che hanno l’unica “colpa” di essere palestinesi. Dicono che questa disumanità, che contempla semine di morte e bombardamenti di case, scuole, chiese, moschee, e ospedali sia il prezzo da pagare per arrivare a sradicare Hamas. È inconcepibile e inaccettabile. Così come – ripetiamolo sime ancora una volta – è inaccettabile l’orrore di violenza e di morte premeditato e ferocemente commesso poco più di due mesi fa da uomini di Hamas.
Ma, proprio come la guerra d’Ucraina, che non era cominciata il 24 febbraio 2022 ma otto anni prima, anche la guerra che punta a cancellare Hamas e sta cancellando Gaza non ha avuto inizio il 7 ottobre 2023, ma infuria o cova sotto le ceneri da ormai tre quarti di secolo. E ricordiamoci c’è anche la firma italiana sotto alla Risoluzione 242 dell’Onu che dal 22 novembre 1967 chiede il riconoscimento di Israele, del quale non può essere perseguita la distruzione, e insieme il ritiro delle truppe di questo Stato dai territori occupati con la forza delle armi e in questi anni colonizzati, al di fuori di ogni buon diritto, sottraendo terre, case e dignità agli abitanti palestinesi.
La nostra presidente del Consiglio ha sostenuto che la nuova risoluzione 2712 – concentrata solo e soltanto sulla necessità di una «tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata» a Gaza – fosse «non equilibrata». Se la guerra – assassinio di massa e devastazione sistematica – è folle, e non c’è dubbio che lo sia, nessuna scelta è più equilibrata del non armare i belligeranti, del premere perché si cessi il fuoco e dello scoraggiare in ogni modo la continuazione delle ostilità. Non riuscire a dire, e non fare, neppure questo è molto, molto grave, e non solamente sul piano politico. Vale per la guerra d’Europa, per quella che insanguina la Terra che cristiani, ebrei e musulmani chiamano e sentono Santa e per ogni altro campo di battaglia.
Grazie agli amici lettori che mi hanno portato a sviluppare, in dialogo con loro, questa ulteriore riflessione sull’impegno che ci è chiesto, qui e ora, oltre le logiche di guerra che massacrano la nostra umanità e la verità delle cose.