giovedì 8 novembre 2018
Dai calzini e accendini ai pasticcini il passo può essere breve, quanto quello dal marciapiede alla “Bottega di pasticceria”. Quando arriva a Firenze due anni fa, Moussa Ndoye – per tutti Noè – si presenta al titolare. Questa è la più bella pasticceria che abbia mai visto, gli dice, potrei vendere la mia mercanzia qui fuori? Ma certo, gli rispondono. Noè ha 29 anni, arriva dal Senegal e vive a Pontedera con il fratello da tre anni. Ogni giorno prende il treno, scende a Santa Maria Novella, raggiunge il Lungarno Ferrucci e offre calzini e accendini ai passanti. Sorride, è cortese, aiuta quanto c'è bisogno di aiuto. Diventa uno di casa. E alla fine lo assumono.
Sì, da qualche giorno Noè è il tuttofare della Bottega. Poiché la sua patente non ha valore in Italia, frequenta la scuola guida. Presto la Bottega aprirà un nuovo negozio in via Masaccio e ci sarà bisogno di chi vada avanti e indietro a fare commissioni e consegne. Un traghettatore, insomma, profilo perfetto per Noè. «Sono felice di questo lavoro – spiega – mi piace e tutti mi vogliono bene. Ho sempre cercato di essere gentile con i clienti». Alla Bottega confermano: di sicuro non si sarebbero portati in casa un dipendente sgarbato e musone. Uno che pretende, invece di chiedere gentilmente. Che sia proprio questa la morale della vicenda? Un immigrato affidabile e gentile con tanta voglia di lavorare; e degli italiani senza pregiudizi che hanno concluso: lui è il meglio che potremmo desiderare nella nostra pasticceria. E comunque uno che si chiama Moussa, sia pure con la “a” al posto della “e”, è un predestinato.
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