L’associazione di dibattito ecclesiale “Nipoti di Maritain” ha pubblicato sul suo sito, a cura del giovane direttore Piotr Zygulski, i risultati di un sondaggio su «Il cambiamento del sentire, della pratica e delle abitudini religiose dei cattolici in Italia al tempo del Covid–19» ( bit.ly/2XdvypA ), già ampiamente presentati dallo stesso Zygulski ( bit.ly/3bMVcqL ) nonché commentati da Giuseppe Lorizio ( bit.ly/2TkJptg ) sul sito di “Avvenire”. Il campione è forzatamente ridotto (411 persone) ed è ovviamente circoscritto a persone che «utilizzano una connessione internet»; ma la composizione interna appare rappresentativa dei diversi orientamenti che si riscontrano all’interno dell’«ambito ecclesiale». Si leggono perciò con un certo conforto le conclusioni, che qui riassumo: un «sentire religioso più forte di prima», con la «Parola di Dio al primo posto»; «pratiche religiose in aumento di un terzo, e non solo in streaming»; l’apprezzamento verso la «praticità», le «collaborazioni» e la «responsabilità» riscontrate nei presbiteri e nei vescovi; la percezione di «un tempo di grazia» per «una Chiesa più ricca spiritualmente e più partecipata»; la richiesta per il futuro di un «maggiore coinvolgimento relazionale» ma senza dismettere l’«integrazione digitale» sperimentata. Con tutt’altro linguaggio, quello della cultura popolare, ci racconta «un sentire religioso più forte di prima» anche il consenso ricevuto dalla “Lettera al Padreterno” che Paola Cortellesi ha postato il 6 maggio sul suo giovanissimo e sobrio profilo Instagram ( bit.ly/3fXQ46t ), guadagnandosi a oggi oltre 51mila visualizzazioni. Ripresa in primo piano da uno smartphone, l’attrice recita in modo convincente un lungo monologo in romanesco nel quale, riconoscendo la fragilità dell’uomo davanti alla pandemia, ci si affida a un Dio che, sebbene con alcuni limiti – li ha messi a fuoco Annalisa Teggi su “Aleteia” ( bit.ly/36csQ85 ) – è invocato con il nome cristiano di «Padre».
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