Da giorni in mille pagine e in onda – ancora ieri “Corsera”, p. 2, “Unità”, p. 9, “Libero”, p. 6 ecc. – la vicenda delle molestie di Capodanno contro le donne di Colonia da parte di “uomini” – a quanto risulta – di origine nordafricana, vertice di violenze tra ubriachezza e prepotenza. Che dire? Che secoli di maschilismo non sempre sono stati e forse ancora non da tutti sono indicati come male anche in ambienti detti religiosi, e non solo di religioni diverse da quella cristiana. Una certa tradizione maschile e maschilista ha segnato millenni di storia. Basterà ricordare qui che donna, mela e serpente sono anche nell'Iliade (Paride, la mela ed Elena) e nel mito greco di Pandora e dei serpenti… E nella Bibbia (oltre la mela, Eva e il serpente) qualche forma di disprezzo per le donne ha lasciato tracce evidenti, che possiamo superare solo con senso autenticamente storico e critico della formazione dei testi. Valga, come unico esempio l'accenno all'elogio supremo di «quelli che non si sono sporcati con donne» (Ap. 14,4)! Dunque il maschilismo prepotente e violento ha segnato anche la storia della nostra Chiesa, ma… C'è infatti un “ma” e davvero, anche su questo, “all'origine non fu così”. La parola di Gesù proprio su questo tema appare stupefacente: «Se un uomo guarda una donna col desiderio di farle violenza è già violentatore di essa nel cuore» (Mt, 5, 27-28). Nessuna condanna per l'apprezzamento della bellezza – un dono del Creatore all'umanità – bensì già allora, in una società maschilista e violenta che poi è durata per tanti secoli anche nei “costumi” cristiani, il no ad ogni pretesa di trattare la donna come “oggetto” su cui esercitare anche solo nel desiderio – il verbo usato, epithuméin, dice proprio la “violenza stupratrice” di quello sguardo – un potere bestialmente preteso e imposto. Gesù: più che mai “modernità” fondante.
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