venerdì 20 novembre 2020
Nella quotidianità di una vita adulta non cessiamo mai di portare in noi la nostra infanzia, e perfino la memoria della nostra vita prenatale. Portiamo tutti ancora tatuata nell'anima, a non so quanti bracci di profondità, la traccia indelebile della nostra immersione nelle acque materne. Ed è questo che oggi vorrei pregare, questa memoria antichissima che inscrive, da sempre, la tua presenza d'amore nella mia vita.
Prima che qualsiasi cosa fosse in me, tu eri. Da sempre mi hai visto e hai camminato incontro a me; hai ascoltato la mia condizione di semente e le mie fragili lallazioni come fossero parole; come il vasaio di cui parla la parabola del Libro della Genesi, ti sei chinato a modellare nell'argilla il mio corpo e hai soffiato in me quell'infinito che è la vita che proviene da te. Dentro al tuo amore che tutto genera, assistevi così al mistero della mia apparizione. Quando il mio essere veniva generato nel nascondimento e nel sangue, nelle profondità e nel silenzio tu avvicinavi a me il tuo cuore pieno di eternità e mi proteggevi e cullavi. Fissavi su di me i tuoi occhi inondati di compassione e di futuro. Preventivamente curavi il timore più grande che un essere umano può sperimentare, e cioè di essere privo di un amore incondizionato ed eterno. Scrivevi - con quale delicatezza, con quale speranza - tutti i miei giorni nel tuo cuore. Mi attendevi nella gioia e nel segreto.
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