Padre Giacomo Martina (1924-2012), gesuita e storico “libero” della Chiesa. Storico e libero! Segno che questa libertà, per chi è detto storico della Chiesa non è così scontata. E infatti in lui spesso si è riconosciuta l’importanza degli studi, ma sempre con qualche riserva prudente. Guadagnata, la sua fama, per esempio, con il fatto che è ritenuto il maggior e miglior biografo di Pio IX, ma – testuale – «si è sempre dichiarato contrario alla sua beatificazione». Autorevole, ma anche scomodo. Era nato il 12 dicembre 1924 a Tripoli, ma la famiglia tornò subito a Roma, e lui a 15 anni entrò tra i gesuiti. Laurea in lettere, prete nel 1953, nel 1956 professore di storia della Chiesa ad Anagni e dal 1964 alla Gregoriana: vi rimarrà fino al 1994. Dal 1993 al 2000 ha presieduto l’Associazione italiana dei professori di storia della Chiesa e diretto la pubblicazione dell’Enciclopedia dei Papi pubblicata nel 2000 dalla Treccani. Scrittore davvero molteplice: 397 pubblicazioni, alcune diventate magistrali notissime come una storia della Chiesa da Lutero ai nostri giorni in 4 volumi. Suoi 3 volumi su Pio IX e poi “Chiesa e mondo moderno” nel 1976, e nel 1977 ancora con la Studium “La Chiesa in Italia negli ultimi 30 anni”, e una grande “Storia della Compagnia di Gesù in Italia dal 1814 al 1983”. Storico dunque, e di grande valore: «Splendida figura di studioso e di sacerdote». Così di lui Andrea Riccardi che lo dice «Maestro di generazioni di studenti che ha sempre saputo coniugare fedeltà alla Chiesa e rigore scientifico». Alla sua morte sempre Riccardi: «Con lui perdiamo uno storico ecclesiastico che ha saputo imporre le sue ricerche all’attenzione della storiografia nazionale e internazionale». Per lo stesso evento così “L’Osservatore Romano” (8/2/2012, p. 4): «Il periodo del Risorgimento è stato il momento che più ha suscitato il suo interesse e la sua curiosità di storico fino dall’inizio». Di qui i suoi studi su Pio IX, dal primo dedicato al “Sillabo” fino agli ultimi anni, raccogliendo una sterminata quantità di documenti con una stupefacente capacità di distinguere le perle e raccontarle a tutti. In pratica 26 anni di lavoro preziosissimo, e sorridendo diceva «Ho cominciato da giovane, e da vecchio finisco il lavoro»: ma lo diceva in latino! Così riassunta la sua vita operosa e feconda, ma per me personalmente un fatto singolare resta «vitale». Nel 1977 fui invitato presso l’Università di Bologna a discutere con gli studenti il suo libro sugli “Ultimi 30 anni della Chiesa italiana”, e in quella occasione incontrai per la prima volta una persona per me importantissima poi fino ad oggi, e che ha cambiato la mia vita intera. Parecchi anni dopo ebbi modo di incontrarlo più volte, accompagnato da quella persona, a casa di una sua ex alunna docente di storia ecclesiastica. Felice lui di questa circostanza, felice io, anzi felici noi due di trovare luce nella lettura dei fatti reali della vita: di questi infatti si nutre il riconoscimento della memoria, e in altri termini di quella che si potrebbe chiamare sempre “Provvidenza”. Luce che viene dall’alto, e segna la vita delle creature, tutte chiamate a sperare nientemeno che in Dio stesso, nel dono universale di una “maestria” in cui siamo tutti discepoli, come tali liberi di servire sempre, come l’unico Maestro di vita eterna.
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: