La festa della Natività della Beata Vergine Maria ha particolarmente ispirato tanto il presbitero veronese don Giovanni Berti quanto il suo doppio, il vignettista Gioba. Nel giro di poche ore egli ha infatti postato su Facebook due vignette e altrettanti commenti, che hanno attirato in pari misura l'attenzione dei suoi amici digitali: 608 like e 217 condivisioni per il post del mattino, 533 like e 158 condivisioni per quello del pomeriggio. Nel primo ( bit.ly/35vclWa ) il testo insiste sulla tradizione antica dei primi secoli intorno alla nascita di Maria e sul protovangelo di Giacomo, e commenta: «La storia di Maria è vera per il fatto che è una storia normale, come le nostre, piene di piccole e grandi sofferenze che spesso non vengono nemmeno conosciute dagli altri». Ed ecco la vignetta immaginare la «normale» emozione di Gioacchino alla vista della piccola figlia tanto a lungo desiderata: la chiama «angelo» e si merita il rimbrotto della moglie Anna, come se quella sapesse già che il binomio Maria-angelo sarebbe divenuto cruciale nella storia della salvezza. Il testo del secondo ( bit.ly/2GRn3fL ), più breve, sottolinea che attraverso Maria «Dio ha sperimentato un nuovo modo di comunicare con l'uomo»: ha voluto comunicare che la sua onnipotenza «passa anche attraverso un semplice e piccolo 'sì'", così che «ogni nostro piccolo 'sì' quotidiano all'amore comunica un pezzetto di Dio». Ragionare di modi di comunicare ha spinto la matita di Gioba a scherzare sulla popolarissima testata radiofonica contemporanea che porta Maria nel proprio nome, immaginando che sia stata essa a ispirare il nome della Madre di Dio e non viceversa, visto che «a Nazareth si prende solo una stazione». Testi e vignette che mettono ancora una volta in luce la caratteristica più saliente del particolare modo in cui don Giovanni Berti annuncia il Vangelo: mettere in scena, con le vignette di Gioba, la banalizzazione che talvolta riserviamo alle cose di Dio e aiutarci, con i suoi testi, a farci rialzare lo sguardo.
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