lunedì 9 settembre 2024
A Fermo un percorso di formazione per narratori interessati al reportage di viaggio e all’incontro con “l’altro da sé”. Guidati dallo stile del leggendario autore di "Zanna bianca"
Jack London in posa con un cavallo a Glen Ellen, California, prima del 1916

Jack London in posa con un cavallo a Glen Ellen, California, prima del 1916 - Wikimedia Commons

“La vita non è sempre questione di tenere in mano delle buone carte ma, a volte, di saper giocare bene una mano svantaggiosa”. Sono infinite le citazioni che si possono fare del leggendario scrittore di inizio Novecento, Jack London, pescando dai suoi interventi, gli scritti e i romanzi cult che lo hanno reso celebre, Il richiamo della foresta, Zanna Bianca o Martin Eden su tutti. Eppure Jack London, morto a soli 40 anni per un’uremia, seppe parlare anche con le immagini. La macchina fotografica fu una inseparabile compagna di avventure nei viaggi e reportage in tutto il mondo, lungo le strade dei fatti e lo sconfinato amore per la natura: “Rinchiuso nelle grandi città, l’uomo moderno dimentica le sue origini e diventa schiavo delle sue miserie. La natura lo travolge e lo agita, costringendolo a pensare”. Dal 1900 al 1916, scattò più di dodicimila fotografie – da lui chiamate “documenti umani” – selezionate e raccolte per la prima volta in Italia da Contrasto, anni fa, nella fortunata collana In Parole: Jack London, Le strade dell’uomo (a cura di Alessia Tagliaventi), dai grandi eventi del suo tempo, come la situazione dell’East end londinese e Il popolo dell’abisso alla guerra russo-giapponese, dal terremoto di San Francisco all’incredibile viaggio dello Snark.

È ripercorrendo questo rapporto fra parole e immagini, nel nome dello scrittore statunitense, che a Fermo, si apre il nuovo corso della Scuola di letteratura e fotografia Jack London. L’inaugurazione il 9 novembre con la “lectio” del regista e sceneggiatore Marco Tullio Giordana, che prima porterà il suo saluto agli studenti e poi dialogherà con Angelo Ferracuti e Giovanni Marrozzini, fondatori e direttori della scuola, in un incontro con le istituzioni e la cittadinanza (ingresso libero) presso il Terminal Mario Dondero di Fermo (in quelle Marche che sono un luogo magico della fotografia, da Dondero appunto, a Giacomelli). Giunta alla quinta edizione, la scuola Jack London intende formare narratori interessati al reportage di viaggio e all’incontro con “l’altro da sé” come occasione di conoscenza delle culture e delle contraddizioni della contemporaneità, in Italia e nel mondo. La riscoperta di una professione antica e allo stesso tempo estremamente innovativa, unendo la visione, la pazienza e la curiosità propri del giornalismo “vecchio stile” con la precisione del moderno reporter. Partendo dalla propria esperienza, Ferracuti e Marrozzini hanno maturato la convinzione che per fare un racconto onesto, profondo, esteticamente ed emotivamente coinvolgente, non basta padroneggiare le capacità tecniche, quindi essere in grado di scrivere e fotografare, ma è necessario avere, anche e soprattutto, un’ampia visione del contesto, possedendo conoscenze filosofiche, antropologiche, di geografia e percezione del paesaggio, in modo da intrecciare più solchi e cogliere appieno le problematicità di ogni situazione con uno sguardo critico educato alla complessità.

"Mai come oggi - evidenziano i responsabili della scuola - viviamo un’epoca in cui abbiamo accesso alle informazioni. Ogni giorno, ogni ora, grazie allo sviluppo tecnologico e ai dispositivi digitali, siamo bombardati di immagini e parole: una quantità infinita, senza precedenti. E nel tentativo di raccontare la nostra civiltà – compito che, con maggiore o minore acume, ogni epoca si è proposta di assolvere – spesso ci si perde in questo frastuono quotidiano. Perché immagini e parole generano il catalogo dei segni che il nostro tempo imprime sulla realtà. Segni importanti, fondamentali: sono essi a creare l’identità, costruiscono l’immaginario collettivo – e insieme fabbricano un mondo, inventano sguardi con i quali guardare al proprio tempo. Provare ad analizzare questi segni non è soltanto una singolare maniera di inscrivere lo spazio narrativo ed estetico: significa imparare a conoscere la coscienza che la realtà ha di sé stessa. E imparare a raccontarla".

Per questo motivo la Scuola Jack London affianca materie di studio come la storia della letteratura di viaggio e di reportage e quella della fotografia, insieme ad altre discipline apparentemente lontane, come la storia dell’arte e della percezione visiva, l’antropologia, il mondo delle riviste, dei giornali, della radio e della televisione aprendo sbocchi professionali che guardano non solo il mondo del giornalismo, dell’editoria e della comunicazione in generale, ma anche del turismo e dell’industria. Tra i docenti, accanto ai fotografi Stefano De Luigi, Monika Bulaj, Angelo Raffaele Turetta e Marco Longari con le loro differenti specializzazioni e testimonianze, e alle photo editor Renata Ferri e Giovanna Calvenzi, ci saranno, giornalisti, scrittori ed editor come Daniele Mencarelli, Ascanio Celestini, Davide Sapienza e Alberto Rollo. Le lezioni si svolgeranno dal 4 novembre al 22 gennaio con pausa natalizia presso il Palazzetto Comunale di Torre di Palme (Fermo). Sarà possibile iscriversi fino al 30 settembre.

Ben 240 ore di lezioni sulle orme di Jack London, grande scrittore, eccellente fotografo, impareggiabile reporter di guerra, giornalista sportivo, soprattutto di boxe, militante politico radicale e difensore dei diritti dei lavoratori, indomito viaggiatore. Tutti elementi che fanno di lui il prototipo del grande narratore di un’Epoca e una vera e propria leggenda di sempre. Con una convinzione: “Il desiderio è il padre del pensiero”.

Una foto e 815 parole.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI