Rimanere fedeli al Vangelo non è solo questione di coerenza, ma anche di difesa della propria identità più profonda: è questo che ci insegnano i martiri dei primi secoli, spesso chiamati a scegliere tra una vita senza luce e il dono di sé fino alla fine alla luce autentica. Davanti a questa scelta fu messa santa Giuliana di Nicomedia, la cui storia ci spinge a chiederci come reagiremmo noi davanti agli attacchi, quelli più espliciti e violenti ma anche quelli velati e quotidiani, messi in atto dal mondo con le sue logiche di prevaricazione. Giuliana era nata nel 287 a Nicomedia (oggi Izmit in Turchia) da genitori pagani: figlia forse di un funzionario imperiale, era l’unica cristiana della sua famiglia. Ancora bimba, all’età di appena nove anni, venne promessa sposa al prefetto della città, Eleusio, ma al momento delle nozze, quando Giuliana aveva 18 anni (forse nell’anno 305), pretese che il futuro marito si battezzasse prima di sposarla. Fu lo stesso promesso sposo a denunciarla alle autorità come cristiana praticante. Giuliana, però, non rinunciò al suo credo e alla richiesta di sposare un uomo battezzato. A nulla valsero le pesanti torture che dovette subire (e che spesso appaiono nell’iconografia di questa santa) o la condanna a morte: salda nella fede fino all’ultimo, venne decapitata.
Altri santi. San Maruta, vescovo (V sec.); san Giuseppe Allamano, sacerdote (1851-1926).
Letture. Romano. Is 58,1-9; Sal 50; Mt 9,14-15.
Ambrosiano. Qo 12,1-8.13-14; Sal 18 (19); Mc 13,28-31.
t.me/santoavvenire
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