Da tanto Vanda aveva smesso di raccontare a figli e nipoti di quando, bambina, era scampata alle persecuzioni antiebraiche. Era il 1941, lei aveva 10 anni. Nell'Ucraina invasa dai tedeschi, i nazisti rastrellavano casa per casa. A ottobre 10mila, forse 15mila ebrei vennero uccisi nella sua città, Mariupol. Vanda si salvò, nascosta in una cantina. Ma, appunto, da tanto, ormai 91 enne, non raccontava questa storia. "Dai nonna, la sappiamo a memoria", le dicevano i ragazzi, agli occhi dei quali il '41 era un'era remota. Cacce all'uomo, cose atroci, ma come in bianco e nero ormai - come vecchi film. Invece Vanda è morta pochi giorni fa in un sotterraneo di Mariupol: stremata dalla fame e dal freddo. Salva, si era sposata, era diventata madre. Magari al mare, sotto al sole alto, aveva visto in sé quei mesi di buio come una tragedia sepolta. Poi Vanda riapriva gli occhi, e giocava con sua figlia. Invece di nuovo là sotto, e fame e freddo, e morte. Inseguita da un feroce destino, quell'antica bambina. Ma non si tratta solo di Vanda. Anche a noi in Occidente, a noi nati dopo, era come stato promesso che quella violenza, qui, non sarebbe tornata mai più. Sbalorditi guardiamo le ceneri di Mariupol. Mai più sarebbe successo, pensavamo. Ma la parabola di Vanda corre vicina alla storia d'Europa, 77 anni dopo. E noi, che non ci avremmo creduto mai, ammutoliti.
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